In pieno clima carnevalesco vogliamo presentare una favola e balletto in musica ambientato in questo periodo. Il personaggio principale è colui che dà il titolo alla composizione, Petruška, il cui autore è Igor’ Stravinskij che condivide la paternità del libretto con Alexandre Benois.
Petruška, secondo le stesse parole del compositore corrisponde a «L’eterno, l’infelice eroe di tutte le fiere, di tutti i paesi!», un burattino il quale, pur ricordando Pinocchio e Pierrot, per le sue caratteristiche e per la concezione di Stravinskij è espressione della grande tradizione popolare russa. Sul piano prettamente musicale sia per la varietà metrica, che del melos, la rinuncia agli sviluppi, le dissonanze significative, la presenza della politonalità ecc., la composizione offre una ricchezza di linguaggi (popolare, marce, cabaret, valzer, ecc.) tanto da poter essere considerata un centone e un arcobaleno di emozioni sonore che preparano Le sacre du printemps (La sagra della primavera).
La storia si sviluppa intorno ad un burattino “scatenato” il quale si divide fra due entità, quella fisica e quella interiore, sviluppando così un conflitto che lo vede abbattuto dal dolore. Con tali caratteristiche, pur manovrato da fili invisibili, non è difficile immaginarlo dotato di una certa sensibilità umana tanto da far fatica a scindere l’ambivalenza marionetta-uomo.
La composizione (balletto) si articola in quattro quadri ove sia il primo che l’ultimo sono ambientati a San Pietroburgo, nella centralissima Piazza dell’Ammiragliato, nel corso della settimana grassa del 1830, mentre i due centrali si svolgono prima nella stanza di Petruška e successivamente in quella del Moro.
Nella prima scena protagonista è il popolo festeggiante per le strade ove sono presenti ballerini, zingare e altri personaggi mentre un suonatore di organetto ed una danzatrice, aspettando l’arrivo del Ciarlatano con il suo teatro di burattini, intrattengono il pubblico. Alzato il sipario ecco apparire tre personaggi: Petruška, la Ballerina e il Moro che, per effetto di un incantesimo, si animano e prendono vita eseguendo una vivace danza russa, lasciando sbigottito il pubblico. Conclusa la performance i burattini vengono riposti nella loro cassa mentre le persone si allontanano.
La seconda scena presenta il povero Petruška nella sua stanza triste e angusta dove si trova a convivere tra le vessazioni del Moro e il suo amore non corrisposto per la Ballerina che invece sembra intenzionata ad iniziare una relazione con il Moro.
La stanza di questo personaggio, decisamente più sfarzosa, è l’ambientazione della scena successiva. Grazie all’arrivo della Ballerina i due si concedono un ballo che viene interrotto dall’improvviso sopraggiungere di Petruška il quale cerca invano di osteggiare la loro relazione. Purtroppo, però, egli risulta perdente nella lotta ed è costretto ad andare via, minacciato dalla scimitarra del Moro.
Con l’ultima scena si ritorna ai festeggiamenti del Carnevale e dal teatrino delle marionette arriva un grido: Petruška, inseguito dal Moro, è colpito a morte dalla scimitarra di quest’ultimo.
I presenti, impauriti e convinti che si tratti di un autentico delitto, cercano di comprendere quanto accaduto; nel frattempo irrompe la polizia per ristabilire la calma ed interrogare il Ciarlatano. Costui riferisce che si tratta di burattini inanimati e quindi nessun omicidio è stato compiuto, mentre scuote il corpo di Petruška da cui esce segatura.
A notte fonda il Ciarlatano si reca al teatrino per mettere in ordine e improvvisamente, sul tetto, compare il fantasma del burattino ucciso, il quale dichiara, tra lo stupore del Ciarlatano, che adesso è uno spirito libero e la sua anima è pura, così potrà tormentare chi lo ha creato brutto (il Ciarlatano) e amare la Ballerina senza costrizioni. Naturalmente il Ciarlatano è preso da un grosso spavento e fugge a gambe levate.
Morale della storia: A Carnevale ogni scherzo vale, ma spesso conviene non esagerare!
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