Il 25 e 26 Marzo 2023 presso i Cantieri Teatrali Koreja è andato in scena “Il bacio della vedova” di Israel Horovitz (1939 – 2020) drammaturgo americano, autore di oltre 70 testi teatrali. Noto anche per i suoi film in particolare il primo “Fragole e sangue” del’70. Traduzione di Mariella Minozzi. A proporlo è la compagnia Teatro Kismet oggi Teatri di Bari, composta da Diletta Acquaviva, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola con la regia di Teresa Ludovico. Spazio scenico e luci Vincent Longuemare, cura del movimento Vito Cassano, per i costumi ha collaborato Angela Troiani.
La nota canzone degli anni’80 “Paradise” sottolinea il clima goliardico e cristallizzato ad un’epoca adolescenziale, che i due amici Archie e George pare, nonostante l’età, non abbiano ancora abbandonato. Si rincorrono intorno ad un tavolo, nello spogliatoio di un magazzino, subito dopo il turno di lavoro. Archie dice all’amico di avere un appuntamento con Margy, una loro vecchia compagna di scuola ritornata in paese per assistere il fratello gravemente ammalato. Archie e George detti anche “capra” e “rospo”, definiscono le donne delle “cagne”, sporche e provocatrici, poi però nel parlare di rapporti umani utilizzano la parola “rispetto”. Evidente è il crogiuolo d’ignoranza nel quale mescolano in maniera confusa etica e morale. Arriveranno anche a litigare per gelosia, perché in realtà Archie, da sempre innamorato di Margy, vorrebbe conquistarla, soprattutto ora che ora che è vedova. Ma ecco che lei improvvisamente, entra nello spogliatoio. Saluta Archie e finge di non ricordare George, che si scoprirà poi essere stato il suo fidanzatino. George, dopo un tira e molla, tra “resto e vado” esce a comprare qualcosa per la cena e nel frattempo Archie rivela a Margy i suoi sentimenti. All’arrivo di George fingeranno di essersi baciati. Da un lato Archie non vuole fare una brutta figura con l’amico e dall’altro Margy sta studiando un modo per far litigare i due, facendoli ingelosire. Ci riuscirà, perché Archie in un momento d’impeto ucciderà George e solo allora Margy (vestita di nero e con la giacca rossa sulle spalle, proprio come una perfetta “Latrodectus mactans”), che da entrambi e non solo, all’età di 15 anni è stata stuprata, porterà a compimento parte della sua vendetta.
Pochi gli oggetti di scena, un tavolo tre sedie, due lunghi lumini posti ai lati, come un ring di morte illuminato. Le luci, perfettamente calibrate colmano le pieghe del silenzio, restituendo patos e forza emotiva al fitto racconto. Amicizia, rancore, vendetta, temi snocciolati con alternata leggerezza e impeto. Gli attori, tutti e tre acclarati professionisti, evidenziano la loro bravura in tutto, dal gesto alla dizione, dal tono allo sguardo. Una magistrale regia, che tira le fila di una compagnia consolidata, che respira all’unisono e che ha ricevuto a conclusione dello spettacolo con un lungo e sentito applauso.