Il vero inferno di Dante

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Questa è la storia di colui che nella vita patì pene d’amore e di morte, colui che conobbe il peccato e la redenzione, colui, che visse con il peso di saper cosa la vita davvero nascondesse, divulgando il suo sapere per dar salvezza ai popoli.

Dante, “figlio” di Cicerone e Virgilio, un piccolo uomo, basso e con il naso aquilino, fu uno dei pochi ad aver la fortuna, se così la si può chiamare, di conoscere ciò che la morte ha sempre velato agli esseri umani. Come può un uomo, continuare a vivere la sua esistenza dopo aver visto gli orrori di quello che noi chiamiamo inferno e purgatorio? Come può, allo stesso tempo, un uomo rimanere qui in terra dopo aver ammirato l’infinita bellezza del Paradiso? Un dualismo ideologico che spaventerebbe chiunque abbia conosciuto la vita e la morte allo stesso tempo.

Durante Alighieri, Dante per i più, nacque a Firenze nel 1265 e nella sua vita si dedicò alla politica, che influenzò moltissimo la sua scrittura, culminata con la stesura proprio di quel “viaggio” che lo rese celebre, intrapreso nel 1300; viaggio, che come detto prima, avrebbe cambiato la sua vita per sempre.

Ora fermiamoci un attimo a riflettere e mettiamoci nei panni del Sommo. Come avremmo vissuto la nostra vita conoscendo già la fine? Saremmo stati ligi e puri, senza nessun peccato? O avremmo comunque fatto i nostri errori vivendo una vita piena tra peccato e vergogna? Come si può vivere sereni, con il peso di conoscere quel sapere negato a noi comuni mortali?  Domande a cui, forse, non potremmo mai rispondere, in quanto tutti viviamo con la consapevolezza del dubbio, dubbio che ci rende peccatori ma allo stesso tempo induce a mettere un freno, “peccando a metà”, con un piede in Purgatorio (e forse qualcuno all’inferno) e l’altro in paradiso. Ed è proprio quel dubbio che forse ci rende umani e non Dei, esseri non perfetti e spesso fuori dai canoni. E’ solo la nostra consapevolezza interiore del “non sapere” a far da freno a tutte le sfumature nefaste della vita, un limite sereno che ci induce a vivere bene, una controversia interiore intuitiva, di un essere umano che nulla sa e nulla può sapere durante questo percorso.

Allora la domanda vien spontanea, se il viaggio di questo piccolo grande uomo chiamato Dante fosse vero, come avrebbe cambiato la sua vita? Con la paura di finire nel dolore perpetuo e con la voglia di arrivare presto al traguardo per fare parte di quella splendida sfera celeste, avrebbe vissuto un dissidio interiore che lo avrebbe accompagnato fino alla morte, trasformando la permanenza su questa terra in un vero e proprio inferno. Ma grazie al cielo, il Sommo, ha continuato a vivere una vita piena, senza sé e senza mà, adattandosi a quel mondo peccaminoso che ci è stato donato, con la consapevolezza che, purtroppo, tutti noi non siamo divini ma essere umani affascinati dai vizi e dalle virtù, in fondo ognuno di noi, nascendo, “lascia ogni speranza all’entrata della vita”.

Classe ‘86, vive a Squinzano, piccolo paese della provincia di Lecce. Fin da adolescente manifesta una forte passione per la scrittura, percepita come insostituibile mezzo di espressione personale e di comunicazione diretta al cuore delle persone. Appassionato di arte, storia ed archeologia, cresce nel quartiere di Sant’Elia, luogo ancora ricco di mistero, dove conduce ricerche e studi su un convento del 1500, effettuando numerose e importanti scoperte archeologiche che gettano nuova luce sul complesso monastico. Scrive su diversi blog e giornali come “Salento Vivo”, “Spazio Aperto Salento”, “L’ORticA”, “Il Trepuzzino”. È in procinto di pubblicare la sua prima raccolta di scritti con Aletti Editore.

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