“E figli so’ ffigli”, recita nel celebre monologo della Madonna delle Rose una delle più iconiche battute di Filumena Marturano, eroina protofemminista nata nel 1946 dalla penna irriducibile e scaltra di Eduardo De Filippo, che aveva scritto quel ruolo appositamente per la sorella Titina De Filippo. Una commedia di straordinaria modernità ed un personaggio intramontabile che qualche anno dopo avrebbe portato Eduardo al cinema con il film omonimo del 1951. Da quel momento per circa settant’anni Filumena Marturano ha continuato a vivere in un’ innumerevole quantità di adattamenti tra palcoscenico, tv e cinema e sabato, 1 luglio, alle ore 20.30 torna sul palcoscenico del teatro “Elvira Passante” presso la parrocchia Maria Regina a Squinzano grazie alla compagnia Thaleia, che ha scelto di caratterizzare la sua attività teatrale attraverso la salvaguardia del dialetto squinzanese, portando in scena il capolavoro del regista partenopeo proprio nella lingua del popolo salentino.
Senza stravolgere il testo originale, la regista, Diletta Martucci, realizza la sua personalissima Filumena Marturano, fondendo il linguaggio originario e quello salentino in una sintesi di straordinaria efficacia.
La storia è quella che tutti conosciamo, tramandata da decenni di rappresentazioni teatrali, cinematografiche e televisive: Filumena Marturano è una ex “malafemmina”, che da anni convive con un ricco pasticcere Domenico Soriano, di cui amministra gli affari e la casa. Si sono conosciuti venti anni prima, quando Filumena faceva la prostituta nei bassi di Napoli e Domenico era un cliente del bordello dove la ragazza prestava servizio. Oggi mentre lui continua fare la bella vita e a corteggiare giovani fanciulle di buona famiglia, Filumena governa le sue attività, ma stanca dell’ennesima notte brava decide di fingersi in punto di morte per costringerlo a sposarla. Subito dopo la celebrazione del matrimonio Domenico scopre l’inganno e ne chiede l’annullamento, ma Filumena gli rivela di avere tre figli, di averli cresciuti in segreto “rubando i suoi denari dal portafogli” e che uno dei tre è in realtà suo.
Filumena, interpretata da Piera Mita che dividerà la scena con Massimo Galasso nel ruolo di Soriano, insieme ai personaggi in scena, assumeranno tutti gli atteggiamenti tipici della cultura del Sud, dal parlato, alla mimica gestuale ed agli intercalari tipici del nostro dialetto. I luoghi, la scenografia, la musica rievocheranno una storia che sembra essersi svolta nella nostra provincia con l’eco di una mentalità talvolta maschilista talvolta progressista come solo Filumena sa fare.