La Compagnia Barletti e Waas, coppia italo-tedesca unita dalla passione per il Teatro e non solo, considerando che hanno due figli, venerdì 21 Luglio scorso, presso Zero Factory a Novoli (Le), Centro di ricerca multidisciplinare audiovisiva e residenza artistica, hanno messo in scena “Antigone” una Tragedia da camera. Lo spettacolo apre la rassegna “Prospettiva Alba” di Grad zero, dedicata a Rosalba Mazzotta, insegnante di danza e coreografa scomparsa circa un anno fa. Il luogo, che per l’occasione si fa Teatro, è in aperta campagna, accoglienti e ospitali i proprietari, che alla fine dell’evento hanno spiegato ai presenti il loro progetto legato al “Fare Arte e comunità”, e offerto un rinfresco a base di prodotti bio della loro tenuta e vini della Valle della Cupa, oltre che una piccola e simbolica performance, dedicata alla madre del poliedrico artista Paolo De Falco, rappresentata dall’accensione di una candela all’interno di una vasca per la raccolta delle acque.
Barletti e Waas prima dello spettacolo (che ha visto la presenza di sole 50 persone e si è svolto all’interno di un cerchio delimitato da tronchi, usati come sedute), spiegano come nasce l’idea di una tragedia da camera e del perché proprio Antigone. La definizione “da camera” nasce nel periodo del lookdown, quando il Covid (e diciamo lui…), ha deciso di mettere tutti o quasi agli “arresti domiciliari”. Ecco da cosa poi scaturisce l’idea della “Tragedia”, perché certamente non è stato semplice, tanto meno per chi dello spettacolo ne ha fatto una professione, assistere impotente alla chiusura dei Teatri e cercare di inventarsi qualcosa per poter portare avanti anche gli impegni economici legati alla normale quotidianità. Infine, perché Antigone? In prima battuta perché rappresenta la ribellione alle regole di Stato (quelle che tutti abbiamo dovuto seguire e un po’ trasgredire), poi, perché non esiste una Verità Assoluta e non bisognerebbe mai tradire oltre che le regole neppure se stessi.
La storia di Antigone si svolge a Tebe. Barletti e Waas decidono di spiegarla partendo dal suo re Laio, figlio di Labdaco e sposo di Giocasta, lo fanno sia in italiano che in tedesco, aiutando i presenti anche con disegnini, freccette, nomi dei personaggi e dei luoghi. Una vera e propria mappa concettuale molto utile per i meno avvezzi alla mitologia e alle tragedie greche, e artisticamente molto suggestiva per il gioco di ombre che i due creano sul grande foglio di carta da pacchi. Poi, raccontano di Edipo, cresciuto lontano da Tebe per sfuggire alla profezia, che ucciderà comunque Laio, il suo vero padre e sposerà Giocasta (sua madre) e genererà quattro figli, due maschi (che maledirà) e due femmine. (Per tutti i dettagli sulla tragedia si consiglia il lettore di consultare Sofocle o Maria Zambrano).
Tra i pochi oggetti in scena, due figure che rappresentano il coro (il cui sound design è stato curato da Luca Canciello) e un tavolino con specchio che riflette il volto di Antigone, il viso degli attori è da loro stessi illuminato con una torcia, che dà luce una volta all’una e poi all’altra parte, perché due sono i fratelli Eteocle e Polinice e due le sorelle Antigone e Ismene, infine, due le voci che ciascuno degli attori interpreta, e che rendono ancor più vivo il confronto tra le loro personalità.
Lo spettacolo messo in scena è stato ben ideato, non ha mai annoiato anche grazie ad un gioco di movimenti e di entrate inattese, interessante la possibilità di ascolto bilingue. Barletti e Waas con l’intensità e il patos che solo due grandi attori, autori e registi sanno creare, certamente aiutati dal profumo del bosco e dal canto delle cicale, hanno saputo trasportare lo spettatore esattamente lì dove tutto è forse davvero accaduto.