È ormai trascorso oltre un decennio da quando Georges Duby e Michelle Perrot guidarono, incoraggiandola, la pubblicazione in cinque volumi de La storia delle donne in Occidente: un’opera importante, ancora oggi caposaldo della critica femminista, cui si riconosce il merito di aver portato sul proscenio della storia interrogativi nuovi e prospettive altre, utili a riscoprire le ragioni di un immaginario culturale alimentato da anni di dominio subìto. Su come e su quanto la cultura classica prima e quella cristiana dopo abbiano influito in modo sostanziale ed efficace nella costruzione di uno stereotipo fondato sull’inferiorità biologica e spirituale della donna, molto è stato detto e scritto. La storia dell’emancipazionismo femminile è, d’altra parte, una storia lunga, intricata, che si interseca con aspetti sociali e politici più complessi, senza conoscere i quali comprendere i contenuti e le modalità delle lotte di oggi sarebbe pressoché semplicistico e riduttivo. Il movimento del MeToo, nato a seguito dello scandalo Weinstein, si pone, in questo senso, come un momento fondamentale nella storia del femminismo, di cui inaugura una quarta ondata, dai toni decisamente più pop e dai contenuti più internazionali e inclusivi. A fare da protagonista indiscusso di questa nuova fase nella storia delle donne (e, si oserebbe dire, di ogni altro genere di minoranza) è il corpo: crocevia di battaglie e rivendicazioni, il corpo rappresenta da sempre il simulacro del rimosso, il piano di proiezione e deposito di fantasie maschili che non lasciano spazio alcuno all’autodeterminazione femminile.
Di come il corpo incarni il punto di partenza indiscusso di una rivoluzione femminista, parla l’ultimo saggio di Giulia Zollino, Scopriti. Perché le battaglie femministe iniziano tutte dal corpo (Mondadori, 2023): educatrice sessuale, sex worker e content creator, Zollino si riconferma anche dopo il suo primo lavoro (Sex work is work, Eris Edizioni, 2021), una voce influente e autorevole nel panorama femminista contemporaneo. Ripercorrendo alcuni momenti della sua vita personale, l’autrice restituisce a lettori e lettrici un percorso di educazione alla scoperta del sé che, passando per momenti di crisi, letture, persone, incontri e nuove scoperte, l’avrebbe poi condotta ad una vita nuova e riconciliata col proprio essere. Una storia che, da intima e personale, diviene universale, e in grado – per questo – di proporsi come un atto politico che, riconoscendo al piacere (proprio e altrui) uno strumento virtuoso con cui sottrarsi a controlli e forme di obbedienza, ne esorcizza il tabù, facendone il punto di partenza per una rifondazione e possibile ri-significazione delle dinamiche di potere.