“E la felicità, prof?”: Luigi D’Elia ai Koreja di Lecce per un matinée con gli studenti di Martano

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Quante volte ci sarà capitato di pensare alla felicità, a questo stato emotivo di benessere, che improvvisamente ci ripaga di tutto il tempo speso ad attenderla. Tante, le parole scritte da psicologi, filosofi e studiosi di varie discipline, atte a spronare, in fondo, ognuno di noi a continuare quel susseguirsi di esperienze, che necessariamente e a volte involontariamente facciamo, e che iniziano nel preciso momento in cui siamo “esposti” alla vita. Ma cos’è davvero la “felicità” e soprattutto può essere introdotta come materia scolastica? La vita è tutta una corsa anche a scuola, uno dei luoghi dove a partire dalla primissima infanzia, si spende gran parte del tempo, dunque, sarebbe davvero auspicabile avere la fortuna di incontrare, nel corso degli studi, un “Maestro/a” di vita, oltre che appassionato/a della propria disciplina.

Ad ospitare le classi I- II e V dell’IISS Salvatore Trinchese di Martano(Le) nel matinèe del 28 febbraio scorso sono il Teatro Koreja di Lecce, che per l’occasione ha invitato Luigi D’Elia, unico protagonista in scena, dello spettacolo “E la felicità, prof?” di Giancarlo Visitilli. Adattamento e regia di Riccardo Spagnulo e Giancarlo Visitilli; video di Bob Cillo; cartoonist di Alessia Tricarico; per una produzione Teatri di Bari in collaborazione con la Cooperativa Sociale “I bambini di Truffaut”.

Nella grande sala, le luci sono spente, perché a catalizzare l’attenzione è uno schermo, dove è proiettato il mare, una perfetta inquadratura, grazie alla quale l’osservatore ha una visione ampia e suggestiva di un orizzonte ormai lontano e di un sole che lascia spazio alle nuvole grigie di settembre, così, avvolto da quell’immagine, si fa cullare dal suono ritmato e calmo delle onde, che pare quasi di sentirne ancora la freschezza e il profumo. Luigi D’Elia rompe l’incanto, scendendo di soppiatto la lunga gradinata che, come “il ponticello” di Pirandello crea da subito un legame col “suo” pubblico, costituito per lo più da adolescenti. Sul palcoscenico pochi oggetti, un piccolo banco e una sedia. “Mare, cielo e sabbia…quando ti guardi intorno e vedi solo quello, significa che l’estate è finita davvero”. Inizia così il lungo racconto di un ultimo anno di scuola, quello che gli studenti e le studentesse all’ultimo anno di liceo dovranno affrontare per “dimostrare” di essere cresciuti, non solo anagraficamente, perché la maggior parte compirà 18 anni ma anche affrontando il fatidico esame di “Maturità”. L’attore interpreta un professore di Lettere “Sui generis”, uno di quelli che non considera lo studente/studentessa solo un numero, ma una “persona” con le proprie personalissime “gioie e dolori”. (Ricordiamo che lo spettacolo è tratto da “E la felicità, prof?” libro pubblicato nel 2012 da Einaudi, di Giancarlo Visitilli, professore di Lettere di Bari, Giornalista di Repubblica e fondatore della Cooperativa Sociale “I bambini di Truffaut). Intanto inizia il racconto e le tante storie che affollano la piccola aula di una scuola, dove 29 studenti si ritrovano dopo le vacanze estive. Il professore appoggia lo zainetto sul banco, rimette la camicia o riveste i panni da professore e si ricomincia. “Ci siamo…” e mentre le delicate note del brano “The Tree, The Beach, The Sea, di Max Richter lentamente si congedano, nel video compare la pioggia e il palcoscenico viene illuminato. Poi, sposta lo zaino sulla sedia e così i suoi ricordi, che lo rimandano al primo giorno di scuola da insegnante, sorride al pensiero di quella maglietta con la foglia di marijuana, indossata nel tentativo di farsi accettare più facilmente da quegli/quelle studenti/studentesse di primo anno, oggi pronti/e ad affrontare l’ultimo. “Volete essere liberi?” “Li avete presi i libri?”. Al rientro dalle vacanze è sempre così, nessuno porta i libri. Prendendo spunto dall’insegnamento di don Lorenzo Milani e della sua scuola a Barbiana, aperta ed inclusiva, e che parlava di attualità, esce a comprare dei giornali. Le storie dei ragazzi e ragazze, quelli/e più viziati/e e quelli/e più in difficoltà, s’intrecciano a quelle dei loro genitori e dei professori/professoresse, con la loro visione del mondo, alterata dal proprio vissuto. Ogni tanto bisognerebbe cambiare lo sguardo e chiedersi: “Io sono felice?” la canzone Olsen Olsen dei Sigur Ros del’99, sottolinea un momento dolce (olsen olsen è infatti una tavoletta composta da uno strato di pistacchio e uno di liquirizia salata) quello delle vacanze di Natale, che come sempre passano velocemente, come la canzone Wait degli M83 che dice “Manda i tuoi sogni dove nessuno si nasconde” forse perché anche il professore porta con sé le sue sofferenze emotive e Saverio, uno tra gli studenti più sensibili se n’è accorto. Un altro elemento entra in scena, sono delle scarpe di tela colorate che il professore fa prima dondolare, tenendole dai lacci e poi, delicatamente, ripone sotto il banco. Le ritroveremo anche alla fine dello spettacolo, forse come elemento rafforzativo di un modo di essere, per cui ancora bisogna lottare. Altre storie, altre immagini, un albero di mandorlo è il racconto di Giulia ed Efrem, l’inizio di una nuova vita e anche la fine di un amore… balla il prof. sulle note di Bad guy di Billie Ellish, e si può dire che a questo punto dello spettacolo, il pubblico è ormai dentro quell’aula. Poi, febbraio, detto “il mese delle punizioni”, la gita e infine il viaggio d’istruzione ad Altamura, conosciuto come il paese del pane, in macchina tra le Colline dell’Alta Murgia, cantando a squarcia gola “Esageratamente” di Anthony. Una giornata trascorsa felicemente tra foto di gruppo, calci ad un pallone rincorso tra le orme dei dinosauri, il primo bacio di Mimmo ed Alessandra e la conclusiva affermazione del prof.: “Poi fanno bene che non vi portano alle gite…”. Placebo con Happy birthday in the sky. Finalmente arriva il giorno dei fatidici esami di maturità, e la canzone che sottolinea il momento è quella di Blanco “David”, una scuola che ti giudica con un voto, e c’è chi li supererà e chi no, come Antonello e Rocco.

Storie, tante storie dicevamo, quelle degli studenti e studentesse, quelle dei loro genitori e dei loro professori e professoresse e poi la difficoltà di insegnare, di saper insegnare ad accettarsi, quella del comprendere e far comprendere che le differenze, qualunque siano, rappresentano quel valore aggiunto che consente ad ognuno di noi di non omologarsi e di esprimere il proprio sé. Per Nietzsche la vera felicità è data dal superamento dei propri limiti, gli stessi che la scuola dovrebbe aiutare a superare, attraverso un approccio non giudicante, inclusivo ed amorevole, d’altro canto la felicità intesa come benessere psicofisico, dunque, salute, “sarebbe” un diritto…Uno spettacolo semplice, coinvolgente ed emozionante, una bella lezione, che Luigi D’Elia da una cattedra “senza distanza” porta in scena, in giro per tutta Italia e con successo, da due anni. Un piccolo tassello verso la costruzione di una società dove i conflitti si affrontano con le parole, anche cantate, dei poeti contemporanei.


Luigi D’Elia, attore, autore. Collabora da oltre dieci anni con Francesco Niccolini, insieme al quale ha pubblicato Becco Giallo, Titivillus ed. Mondadori. A Brindisi è ispiratore e coordinatore di un Osservatorio per il contrasto alla povertà culturale ed educativa attraverso la narrazione e l’arte.