Incontriamo Francesca Danese durante le prove del suo ultimo spettacolo “Rumores. Storie, voci (e gossip) di donne del mondo antico”. Il monologo narrativo, da lei scritto e interpretato, aprirà la rassegna “Le impossibili” sotto la Direzione Artistica di Marzia Ercolani, in scena il 13 luglio al Teatro Cava di Ritorno alla Terra, in via Madonna di Montevergine 4.
Come nasce la sua passione per il teatro e quando decide di farlo diventare il suo lavoro?
La passione per la recitazione è iniziata prestissimo, ricordo in particolare dopo l’acquisto di una videocamera, iniziai a fare dei piccoli video, che consideravo dei film, nei quali coinvolgevo sistematicamente amici e parenti, che con grande entusiasmo prendevano parte ai miei progetti. Il mio primo ruolo è stato quello di cavaliere in una recita amatoriale, che mi ha dato la possibilità di riscoprire il bisogno di questa pratica, ripresa in maniera più seria e consapevole dopo la laurea in Lettere Classiche ed il dottorato in Linguistica Storica e Storia della Lingua Italiana. Infatti, dopo una serie di workshop e laboratori, ho deciso di frequentare la scuola d’arte Drammatica “Talìa” di Brindisi dove ho conseguito il Diploma di Qualifica Professionale di base per attori e poi concluso il corso di Specializzazione per Attori. Non è semplice, ma andando avanti la passione si è trasformata in professione, perché considero il Teatro “La mia vita” quindi dopo il lavoro part time come insegnante, mi dedico al teatro, alla scrittura, alla memorizzazione dei testi e ovviamente a tutte quelle che sono le azioni performative che consentono all’attore/attrice di avere una padronanza scenica.
Il testo dello spettacolo “Rumores” è stato scritto da lei, ma non è il solo.
La scrittura è arrivata a partire dal 2014/15, nel corso di più di una residenza, dove era richiesto questo esercizio creativo. Così ho iniziato a dare spazio a questo aspetto, che non avevo preso in considerazione. Non mi ritengo una scrittrice, ma la pulsione a scrivere ce l’ho, infatti, quando lo faccio, seguo il flusso del pensiero, lasciando spazio alla fantasia ed alle idee, poi, conservo il testo per l’occasione giusta. Il primo spettacolo che ho scritto è “Vìt Vìt! Storia di una pendolare” e poi una serie di monologhi. Ho scritto il testo “Rumores” nel 2016 stimolata anche dalla lettura di Galatea Vaglio che, in modo ironico e divulgativo offre una serie di ritratti di uomini e soprattutto di donne della mitologia greca e romana, poi, l’ho ripreso e portato a compimento nel 2018 ma pandemia l’ha un po’ bloccato. Dal 2020, dopo varie prove aperte, ho messo in scena lo spettacolo in vari contesti e luoghi d’Italia. Sono molto contenta di presentarlo il 13, perché ogni volta si matura qualche aspetto e si aggiunge qualcosa. Il lavoro che sto scrivendo attualmente s’intitola “Camera oscura”, parte sempre dal mito e poi racconta la storia di una fotografa.
Perché “Rumores”?
Rumores in latino significa “voci di corridoio, pettegolezzi”; in un certo qual modo fa riferimento alla tendenza di alcuni storici latini dell’età imperiale di trattare la storia degli imperatori in maniera pruriginosa, perché la storiografia era orientata a screditare quelli che erano i nemici politici, o semplicemente quelli che non piacevano.
Come descrive la donna dell’epoca?
Sono partita dal racconto della dea Tacita Muta, che per i romani, ma anche per i greci, con un nome differente, era la dea simbolo della donna perfetta, quella che doveva stare “Zitta e Muta”. Nel mio testo la statua della dea riprende vita ed inizia a raccontare non solo la sua storia ma si fa portavoce anche di quelle donne che sono state all’ombra di uomini importanti e che giocoforza sono state vittime e allo stesso tempo protagoniste. In questo scritto ho affrontato il tema della violenza di genere e della volontà di avere potere in un mondo notoriamente guidato da maschi e che non dava loro spazio. Storie dall’aspetto anche grottesco e pruriginoso che riguardano prevalentemente donne della repubblica e dell’Impero romano.
Quali saranno i suoi progetti futuri?
Vorrei portare a compimento il lavoro “Camera oscura” concluso come drammaturgia ma ancora da completare da un punto di vista scenico ed ho altri progetti con le compagnie teatrali con le quali collaboro. Infatti, con la compagnia Teatro Dantès/Art Factory abbiamo recentemente portato in scena Bohème 90, un adattamento moderno, in prosa, dell’opera pucciniana ed il 30 luglio, al Convitto Palmieri di Lecce, insieme alla Compagnia Finibus Terrae, reciterò in: “Sogno di una notte di mezza estate”. Nel frattempo, continuo ad insegnare ed anche quest’anno, con un gruppo di studenti e studentesse che hanno seguito il laboratorio teatrale da me curato, abbiamo messo su lo spettacolo: “Romeo e Giulietta, tutto è possibile”, riprendendo la storia di Romeo e Giulietta e ovviamente, riadattandola.