Mal d’amore, che fare?

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Quale è l’età dell’amore? Interroghiamo i sapienti e scopriamo con nostro benvoluto stupore che ogni stagione di vita può essere visitata dall’amore. E’ un sentimento che arriva e colpisce senza avvertire e contro il quale si è senza difesa.  Cupido talvolta è maldestro e così lancia la sua fatale freccia alla vittima già in coppia con un altro/a. E così si scopre di essere in tre, poi uno dei due soccombe. Alla fine si assiste alla rinascita della coppia.

Talvolta succede anche che la triangolazione abbia la meglio e agisca da supporto al sistema-coppia. Come nasce la crisi? Il malanimo viene fuori da un senso di inadeguatezza nell’ambito del così vagheggiato “noi” che si sgretola lasciando lo spazio ad un posto unico rispetto alla primitiva diade. La peculiarità che evidenzia siffatto stato di cose è che uno non si accetta più se non a condizione di essere perfetto, bello, affascinante, maturo, ironico, autoconsapevole, e allo scadere di tali caratteristiche mancano i presupposti di tenere su il gioco dell’amore.

Quindi la prima lezione è amarsi e accettarsi incondizionatamente, condizione questa, scusando la ripetizione, essenziale anche per vivere da sé e per sé. Quando si esamina il contenuto strutturale di un rapporto poi fare attenzione alle inferenze. Il riferimento è diretto alle ipotesi false e collegamenti mentali che tendono ad essere distorti a causa dell’influenza  dell’umore. Esempio, quando si adotta il pensiero dicotomico le cose sono viste in termini di categorie mutualmente escludentisi senza gradi intermedi. Accade che si ritiene una situazione o un successo o un fallimento, secondo la legge del tutto o nulla. Oppure succede che qualcuno ipergeneralizzi , ad esempio  se qualcuno ha mostrato un atteggiamento sconsiderato in una occasione non considera dopo le altre situazioni in cui ha avuto atteggiamenti più opportuni. Pertanto le credenze che spesso si cristallizzano portano inevitabilmente il rapporto al capolinea.

Non dimenticare per di più che una storia d’amore deve essere protetta dalle critiche negative esterne aventi come obiettivo lo scardinamento delle radici dell’unione, vista come una minaccia per il bene della comunità. Infatti quest’ultima si avvale dell’appoggio incondizionato dei vari sé, appannaggio dei più forti poteri delle fondamenta del gruppo, talvolta rappresentati dai capi, i cosiddetti  carismatici. Occorre dunque tenere per sé i propri più intimi segreti concernenti le decisioni che si prendono per la conservazione del proprio “noi” e all’occorrenza  diventare “io” per non far mancare il proprio contributo alla microsocietà. E’ un gioco di esercizio funambolico.

Psicologa e Giornalista Pubblicista

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