I morti non hanno colore e bisogna ricordare per non diventare complici del passato. Si parla tanto di olocausto ed è giusto che sia così, però bisogna rammentare sempre e comunque il dramma delle foibe e dell’esodo forzato degli italiani residenti in Istria e Dalmazia. È commemorato solo da pochi anni, alla data del 10 febbraio, con il “Giorno del ricordo”.
Tra il 1943 e il 1945, i militari del regime comunista di Tito, obbligarono circa quattrocento mila italiani ad abbandonare le loro case, gettandoli nelle cavità naturali del Carso, profonde, anche, duecento metri. Il bilancio non è stato mai preciso e tra chi morì in fondo “all’orrore” e quelli che furono trucidati dallo stesso regime, nei campi di concentramento, si arriverebbe anche a seimila persone.
Oggi si celebra “il ricordo” di questo male. A pochi giorni dalla giornata della memoria, e secondo noi, i due eventi dovrebbero essere uniti. La memoria deve essere unica, senza colore, in rispetto di chi è morto solamente per la follia umana che ha scritto in quei modi le pagine più brutte della storia.
{loadposition addthis}