Caro Silvio,
questa volta sono io a scrivere a Lei. Le elezioni sono ormai passate e non credo di fare torto a nessuno. Sono dispiaciuta e divertita allo stesso tempo. Ho letto nelle parole dei suoi avvocati sgomento e paradosso. Suvvia Cavaliere! Non trova questa storia della visita fiscale divertente come una delle barzellette che amava tanto raccontare?
“C’era una volta un imprenditore/politico soggetto a visita fiscale…” Non le viene da ridere? Una vita dedita alla politica e all’imprenditoria poi, alla veneranda età di 76 anni subisce una visita fiscale come un qualsiasi impiegato furbastro del comune di “Vattelapesca”?
Non se la prenda Presidente! Quaggiù dove viviamo noi comuni mortali, la sua vicenda è routine. Ci sono milioni di persone che ogni giorno subiscono umiliazioni dai propri datori di lavoro, altri non possono nemmeno prendere un giorno di malattia o rischiano di essere tacciati di assenteismo. Ci sono mamme che mandano i propri figli a scuola con la febbre perché prendere un giorno di permesso significa rischiare un giorno di lavoro. Eppure non hanno potuto raccontare e lagnarsi la loro umiliazione a nessun avvocato.
E poi non ha alcuna curiosità di vedere queste benedette aule di tribunale dove ogni giorno si generano “pettegolezzi” su di Lei?
In fondo, Presidente, di pettegolezzi si tratta oppure no? C’è chi dice che questa storia, tutto sommato, è l’ennesimo attacco alla figura di Berlusconi e che, la stessa situazione, vissuta da un comune cittadino avrebbe avuto esito diverso; il giudice avrebbe rinviato il tutto in attesa della guarigione dell’imputato.
Sicuramente questa storia è un paradosso ma me lo lasci dire Cavaliere: è troppo divertente!