Nabil: “Il primo album degli Aedo “Saluto al nemico”? Ce l’ ho in macchina…”
Sul Palco del Womb si abbassano le luci, il dj ferma la musica d’intrattenimento, il fonico alza il volume dei microfoni, gli spettatori sono in attesa. Gli Aedo sono pronti, ognuno al proprio strumento, per la presentazione ufficiale del loro primo album discografico: Giovanni Saccomanno (voce e chitarra acustica), Eleonora Pascarelli (voce), Mauro Pispico (chitarra classica), Giorgio Kwiatkowski (basso), Chiara Arcadi (violino), Giuseppe Donadei (percussioni), Francesco Spada (organetto). Il disco Saluto al nemico, già vincitore del concorso Officine della Musica, è firmato Ululati, la casa discografica di Cosimo Lupo.
A presentarli c’è Nabil Salameh, il cantante di origini palestinesi dei Radiodervish, che li introduce così:
In questi tempi strani, il mondo, ormai orfano d’immaginazione e di fantasia, ha bisogno di un racconto. Il mondo ha sete di storie, e voi, in questo disco, le avete raccontate, una ad una. Avete proiettato una prospettiva verso un immaginario. E la cosa più importante per un artista è proprio raccontare qualcosa di nuovo, che sconvolga l’uomo e lo liberi da questo piattume che sembra fermo li, su una tonalità grigia. La vostra musica da colore.
Questo debutto promette davvero bene.
In un’atmosfera mistica, ma con un pizzico d’ironia, attraverso uno strano gioco di ruolo, Nabil intervista il portavoce degli Aedo, Giovanni:
C’è un filo rosso che lega gli episodi del racconto?
Sì, il nemico di cui parliamo nel titolo, è il nemico che abbiamo dentro, un nemico mentale che si trova in tutte le canzoni sotto forme diverse. Ma quello che succede una volta scovato il nemico non è una lotta, è quasi un saluto, il primo passo per un abbraccio a un nemico che va capito e accettato.
Perché me su questo palco?
Tu hai detto “Ho ascoltato il vostro disco, ce l’ho in macchina”, io i tuoi li ascolto da 15 anni, ecco perché tu.
Ogni artista si “orienta” verso un particolare tipo di tonalità, di sfumatura, nelle vostre sfumature c’è l’oriente, come mai?
La sfumatura orientale e balcanica rappresenta per noi una ricerca di primitivismo, di un essere umano che va ancora verso gli aspetti spirituali della vita.
L’oriente nel mondo rappresenta il custode di uno stile di vita fatto anche di pause. Quelle pause che servono all’immaginazione e alla vita stessa. Per questo ci orientiamo verso un “oriente musicale”.
Nabil, ringraziando gli Aedo per l’invito al loro debutto, li lascia con il suo personale augurio:
La musica araba, diversamente dagli altri tipi di musica, non ha un picco, è la giusta rappresentazione di una cultura in cui non è importante l’arrivo, ma il viaggio e quello che si scopre durante il percorso. Io vi auguro di scoprire delle cose molto belle durante il vostro viaggio musicale, perché siete molto promettenti. Buon concerto.
Ed è davvero un concerto unico, che si conclude con un emozionante duetto dal sapore interculturale, dove, tra giochi di voci, di lingue e di parole, gli Aedo cantano con Nabil uno dei successi dei Radiodervish, Taci il nemico ti ascolta.
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