Tutto arriva, anche le paure più grandi vanno affrontate.16 giugno 2013, Stadio Via del Mare di Lecce, teatro del calcio che conta, da sempre, arena di battaglia per fuggire dalla Lega Pro oggi.
Pomeriggio estivo con il sole che ride a squarciagola nel cielo limpido. Un leggero vento di tramontana spira per cercare di dar sollievo ai 30 gradi. Pubblico delle grandi occasioni a segnare il record stagionale di presenze con 12350 spettatori.
Lecce e Carpi si giocano la serie B. L’incontro di andata ha ribaltato i favori dei pronostici in favore degli emiliani, che arrivano nel Salento forti dell’uno a zero conquistato in casa. In una sola gara c’è l’intera stagione, in 90 minuti ci sono l’inferno o il Paradiso, senza più appelli, senza più nulla da poter obiettare o rimpiangere. La gloria o la tristezza della consapevolezza d’esser meno bravi dell’avversario.
Circa 150 i sostenitori carpigiani arrivati a rimorchio della squadra di mister Brini.
L’attesa è stata estenuante, una settimana passata a danzare sui perché, sui come, sui forse, sulle speranze di recuperare qualche infortunato da una parte e dall’altra. Prima dell’inizio dell’incontro in memoria di Giuseppe Bizzarro, presidente del Lecce dopo Franco Jurlano e prima della gestione Semeraro, tutti in silenzio per un minuto.
A rompere gli indugi gli applausi scroscianti del pubblico e poi il fischio d’inizio del signor Ghersini della sez. di Genova.
Gustinetti manda in campo la formazione ipotizzata alla vigilia con (4-3-2-1): Benassi in porta; Ferrario e Diniz centrali, Tomi a sinistra e Vanin a destra; centrocampo con Giacomazzi, De Rose e Bogliacino, e poi trazione anteriore con Chiricò e Falco sulle fasce per servire il bombardiere Foti. In panchina: Bleve, Vinicius, D’Ambrosio, Fatic, Chevanton, Bustamante e Malcore.
Nella fase di riscaldamento Esposito dopo aver sentito un dolore si blocca, al centro della difesa viene schierato Giacomazzi con Vanin a centrocampo e Chevanton in panchina, inizialmente l’uruguagio andava in tribuna.
Brini opta inizialmente per questi undici (4-2-3-1): Sportiello; Letizia, Poli, Gagliolo e Sperotto la linea difensiva; centrocampo formato da Bianco e Papini; più avanzati Concas, Di Gaudio e Pasciuti a servire l’unica punta Della Rocca. In panchina: Trini, Terigi, Perini Potenza, Viola, Kabine e Arma.
Il Lecce dopo 14 secondi prova a sfondare con Chiricò a destra ma il suo tiro esce di molto a lato del portiere. Dopo due minuti Bogliacino lascia partire una sassata da fuori area che si infila alle spalle di Sportiello, il Lecce azzera il gap. La squadra di Gustinetti parte a mille sostenuta dallo stadio che è una bolgia. Il Carpi è stordito da tale comportamento e si limita a cercare di arginare le ondate di grinta giallorosse ma non ci sta a deporre le armi; infatti al 14’ provano l’incursione in aerea ma Giacomazzi libera prepotentemente. Al 15’ Pasciuti tenta il tiro da fuori e trova il palo. Un minuto dopo Ferrario libera ancora su Pasciuti. Al 21’ ammonito lo stesso Ferrario per un fallo di mano, in caduta, ammonizione abbastanza severa.
La partita è molto maschia e uno dei falli più cattivi è commesso da Poli ai danni di Chiricò ma per Ghersini è solo giallo, è il minuto 22’.
La squadra di casa con il passare dei minuti cresce; il folletto di Brindisi danza sulla sfera, al 23’, confondendo gli avversari ma il suo cross al centro non trova compagni pronti alla conclusione.
Lampi di grande Lecce con il capitano che suona la carica ogni qualvolta s’impossessa della sfera. Padroni di casa ancora pericolosi al 27’, Chiricò serve Foti con il contagiri ma Gaglioli libera in angolo. Martellante e continua l’azione d’attacco dei salentini che un minuto dopo in una percussione iniziata da Falco, poi Foti e a finire con Vanin che prova la conclusione ma il suo tiro è velleitario.
Al 35’, il Carpi si fa rivedere con una giocata di Di Gaudio sulla fascia sinistra ma Diniz lo atterra, l’arbitro ammonisce il brasiliano. Al 46’, ancora un brutto fallo carpigiano, è la volta di Pasciuti a centrocampo, vittima Ferrario, ammonito l’attaccante biancorosso. Termina così il primo tempo, con il Lecce che azzerato lo svantaggio iniziale, giocherà il secondo tempo per tentare il tutto per tutto e approdare in B.
Il secondo tempo vede in campo gli stessi protagonisti del primo tempo: nessun cambio all’inizio. E lo stesso copione del Lecce di quest’anno, basta un episodio per trasformare undici leoni in undici brocchi.
Al 10’ numero di Falco che vola sulla fascia mette in mezzo, ma Chiricò spara alto sulla traversa. Al 13’, il Carpi inizia a suonare la sua musica, è Pasciuti a recuperare palla, poi entra in area e trova libero Papini che sbaglia calciando fuori. Al 18’ Kabine sostituisce Pasciuti; Brini si gioca la carta del marocchino che nella gara d’andante fu sciabola punitiva per il Lecce. Il Lecce non esiste più e inizia a vedere i mostri.
Al 21’ ancora Falco dialoga a centrocampo Foti e poi serve l’accorrente Chiricò dall’altra parte che spara ancora alto sulla traversa. Al 24’ Foti serve Chiricò ma quest’ultimo sbaglia ancora. Al 25’ l’affaticato Falco lascia il posto a Fatic. Qui si spegne la squadra di casa.
Al 29’ il Carpi pareggia su calcio di punizione di Kabine; Benassi distratto incassa sul primo palo, il marocchino si dimostra mossa vincente per Brini. Doccia fredda sul Via del Mare ma i tifosi non si arrendono e incitano all’ultimo sangue i propri beniamini. E Il Lecce muore, non c’è più e scade nello schifo più totale.
Il Carpi sostituisce Di Gaudio con Potenza al 33’.
Al 36’ Gustinetti manda in campo Chevanton al posto di Tomi ammonito un minuto prima. Anche il mister ex Albinoleffe si gioca il tutto per tutto. Sul Via del Mare aleggia lo spettro del fallimento.
Al 42’ esce Papini ed entra Terigi e Brini termina le sostituzioni a disposizione, coprendo la mediana.
5 minuti di recupero e speranze per il Lecce, ma è tutto vano. Il Carpi va in serie B e i giallorossi, rimangono all’inferno.
Fallimento su tutti i fronti per quest’annata maledetta; ora a Lecce saranno in molti a doversi assumere le proprie responsabilità.
A fine gara l’epilogo più brutto, parte della tifoseria, invade il campo e devasta ciò che gli capita intorno. Fuori dallo stadio guerriglia urbana, cinque sembrano essere gli Steward feriti e due i poliziotti; una macchina della Polizia incendiata e cassonetti distrutti, sono il bilancio dell’ira scoppiata dopo l’ennesima delusione.
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