Trepuzzi (Le) – Omfesa di Trepuzzi, l’importante azienda operante nel settore metalmeccanico e un tempo considerata l’emblema dell’industria salentina, che per anni si è impegnata in maniera irreprensibile nella manutenzione e lavorazione delle carrozze passeggeri, per contro di Trenitalia, è caduta nel “dimenticatoio”. L’azienda è fallita nel marzo dello scorso anno, ma i lavoratori non hanno la benchè minima intenzione di arrendersi.
È per questo motivo, che nella mattinata di oggi, gli 85 operai hanno deciso di rompere il silenzio, che durava da un mese e si sono riuniti in protesta sotto i portoni della Prefettura di Lecce.
Il fattore che ha scatenato l’ira dei dipendenti è il silenzio assoluto da parte delle istituzioni, ma soprattutto la volontà da parte di Trenitalia, di ritirare le 25 commesse semi lavorate, presenti ancora all’interno dello stabilimento. Notizia, questa, che ancora non trova conferme ufficiali, ma che ha contribuito a generare uno stato di considerevole agitazione.
I lavoratori hanno invocato a gran voce la convocazione urgente, di quelli che definiscono i “tavoli romani”, dai quali da tempo non si sa più nulla, nonostante la fiducia espressa dagli stessi in quanto istituzioni.
A tal proposito, è intervenuta la deputata salentina del Pd Teresa Bellanova, che questa mattina ha interpellato il ministro allo Sviluppo Economico Zanonato. L’onorevole afferma: “il Ministero, a seguito della mia insoddisfazione, aveva notizia della disponibilità di Trenitalia ad un incontro con le parti nel mese di Novembre. Ad oggi nessun incontro è stato convocato e questi lavoratori rischiano seriamente di vedere infrangersi qualsiasi spiraglio occupazionale e di conseguenza economico”. Conclude augurandosi che la riunione venga indetta in tempi rapidi.
I lavoratori hanno dalla loro anche il sostegno dei sindacati che si sono uniti all’appello dell’onorevole Bellanova.
Pare, però, che sia stata raggiunta un’intesa e che il tanto agognato tavolo romano si svolgerà nella mattinata del 13 Dicembre, con la speranza che eventuali decisioni in merito al destino dell’azienda non vengano rinviate a data da destinarsi come accade già da tempo.
Gli operai e le loro famiglie non possono più attendere, ma nonostante siano ormai logorati da tale situazione che si protrae da anni, non mollano, ma soprattutto non si rassegnano all’idea di veder crollare nel silenzio e nell’indifferenza, quello che un tempo era il pilastro produttivo del Salento.
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