Il mestiere del pescatore ed il sillogismo con “Il vecchio e il mare” di E. Hemingway

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  1. “Il mestiere del lavoratore” è una cosa grandiosa, nobilita l’animo e l’uomo, un po’ come spingere noi stessi a non restare inermi nella vita e a dare un contributo al prossimo, se pur retribuito. Quello di cui vogliamo parlare oggi è uno dei mestieri più “natural” che possano esistere, un mestiere che permette di stare ore nel silenzio del mare a meditare, pensando a lungo a questa esistenza chiamata vita; ma sarà davvero così?

Quello del pescatore non è un lavoro semplice, il tutto inizia giorni prima della battuta di pesca: esche, attrezzature varie, ami, terminali, lenze, reti e chi più ne ha più ne metta, nulla deve mancare una volta lasciata terra; non da trascurare poi la perfetta resa della barca per evitare sorprese e poter restare in mare aperto anche tutta la notte nonostante il vento contrario. Quello del pescatore è un lavoro usurante, sempre a contatto con acqua marina e sale che spacca le mani come fessure di terra arida. E’ la notte che dà il buongiorno al pescatore “tipo”, la notte che con la sua oscurità accompagna quella routine oramai secolare, che circonda questo mondo antico prendendo per mano l’essere umano fin dalle origini della sua esistenza, uno dei tanti modi per poter ricevere il sostentamento utile per la sopravvivenza. Il nostro pescatore, allora, nel buio della notte, carica la macchina di tutti i suoi “arnesi”, pieno di speranza e buona novella, parte con la sua “Panda” (una macchina comunque vecchia, sporca di buone intenzioni) verso quella meta che sa di infinito, che sa di libertà, che sa di mare. Prima di andarci, naturalmente, non può astenersi nel fare il solito rito salentino, quello del caffè corretto con sambuca, uno dei riti non solo di questo mestiere ma dei tanti che si alzano durante la notte per recarsi a lavorare.  Dopo il “ristoro”, si parte finalmente per il mare, per molti meta di vacanza ma che per i pescatori si tramuta in vero e proprio business, considerata la richiesta solita del pesce qui in Salento. La giornata continua con lo scendere la barca in mare dal molo, un lavoro semplice per chi, oramai da anni, ha deciso di intraprendere questo mestiere. Una volta in mare, ogni pescatore conosce meticolosamente il giusto punto in cui il pesce prolifera; voi direte: “ma il mare è tutto uguale, come possono conoscere i punti giusti non avendo magari l’ecoscandaglio o per assurdo una semplice bussola?”. Bene, ogni pescatore ha il suo punto di riferimento, che sia uno scoglio o un punto all’orizzonte nulla cambia, lui conosce il mare così come un cacciatore la terra. Una volta arrivato al punto giusto inizia a lanciare le canna o la rete, non importa il tipo di pesca, l’importante è portare a casa il risultato. Passano i minuti, passano le ore, una giornata non è come l’altra, ogni momento potrebbe essere importante così come potrebbe non esserlo, tutto è un punto interrogativo. Il pescatore però sarà lì, fermo finché non finirà le sue risorse, finché non riuscirà a catturare quella preda tanto desiderata che non sarà solo una vittoria economica, ma una vittoria sulla natura, forse un po’ come “il Vecchio e il mare” di Ernest Heminghway, la sopraffazione dell’uomo sul mare, ridimensionata però, dalla natura stessa che dimostra la sua brutalità universale punendo il pescatore e facendo divorare da altri pesci il marlin appena pescato.

Forse è proprio questo l’emblema della vita stessa, ovvero il non sfidare la natura oltre quel limite consentito, perché essa stessa si riprenderà ciò che noi le abbiamo rubato. Il mestiere del pescatore è uno dei mestieri più instabili al mondo con giornate fortunate e giornate in cui, pur stando ore in mare non si riesce a ricavare nulla, ma come il grande Hemigway ha dimostrato nel suo libro, la vita è proprio questa, una lotta costante contro se stessi e la natura, una lotta che dovrebbe avvenire nel rispetto di entrambe le parti e non solo da quel magico e stupendo mondo che noi chiamiamo creato.

Classe ‘86, vive a Squinzano, piccolo paese della provincia di Lecce. Fin da adolescente manifesta una forte passione per la scrittura, percepita come insostituibile mezzo di espressione personale e di comunicazione diretta al cuore delle persone. Appassionato di arte, storia ed archeologia, cresce nel quartiere di Sant’Elia, luogo ancora ricco di mistero, dove conduce ricerche e studi su un convento del 1500, effettuando numerose e importanti scoperte archeologiche che gettano nuova luce sul complesso monastico. Scrive su diversi blog e giornali come “Salento Vivo”, “Spazio Aperto Salento”, “L’ORticA”, “Il Trepuzzino”. È in procinto di pubblicare la sua prima raccolta di scritti con Aletti Editore.

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