Solo un bacio

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BacioLa porta era chiusa, e lei la fissava come se potesse bastare la forza del pensiero perché si aprisse. Perché lui l’aprisse. 
Aveva sperimentato molte volte l’incantesimo della mente che suggerisce atti miracolosi ai corpi, e poche volte era rimasta delusa. Ma in quell’occasione arrivò a sperare che nessuno al mondo udisse i messaggi del suo essere.
Ormai era lì. Ad un passo da lui. E non poteva tornare indietro.

Pensò che sarebbe stato più opportuno bussare, ma le mani tremavano troppo, il respiro era affannoso, il sudore scendeva copioso, e il cuore galoppava vergognosamente. No, non c’è vergogna nell’amore.

Attese ancora un po’. Giusto il tempo di ricomporre pensieri e membra.

Ma improvvisamente la porta si aprì. Lei non vide nulla, piombò in un sogno da sonno. Profondo più degli abissi che non si conoscono perché nessuno mai li ha esplorati. Sentì la mano di lui che prendeva la sua e la tirava in quella strana stanza dove girava tutto, e sembrava che il mondo stesse per fermarsi per sempre.

Il tempo, che grande invenzione del nulla!
Che non porta via l’essenziale. Che trascorre ma non passa. Che si vince con la potenza dei sentimenti. Che gira intorno ad ogni esistenza ma perde miseramente di fronte a coloro che lo sconfiggeranno per sempre.
E sì che il tempo si può vincere!

Il tempo si arrese di fronte a quei due. Chiese loro perdono. Osò fare un passo indietro e si ritrovò al punto di partenza, girando intorno a cuori vivi, giovani, straordinariamente felici. Attorno a quei due corpi che si cercavano con l’urgenza del ritorno, che annullavano ogni seme di vita reale. Che credevano in un solo principio imprescindibile che era quell’attimo d’amore che si stavano prendendo donando vivendo gridando tacendo strappando piangendo godendo morendo.

Un bacio. Solo un bacio che poteva raccontare un intero romanzo. Ad averne le parole. E che prescindessero dall’ovvietà dell’amore.
Lui l’aspettava. E lei era arrivata, l’aveva intravista dalla finestra.
Attese che salisse e bussasse a quella porta che era oramai l’unico ostacolo che li divideva.
Ma contando i secondi, si accorse che forse non era la porta il vero problema.

Le donne sono esseri complicati. Ragionieri che adorano le favole. Che fanno conti che non tornano mai.

Che sembrano avere nel corpo un unico organo funzionante: il cuore. E il cuore è matto, si sa.

Ma lui quel cuore, quello di lei, solo quello, lo amava da sempre. Le prove evidenti gli si paravano sfacciate nell’emozione carica di follia che aveva preso possesso di ogni centimetro della sua esistenza. Gli sembrava di esistere grazie a quel battito estraneo alla sua stessa vita. Così brava a dirglielo, a farglielo arrivare da ogni luogo del mondo, a qualunque distanza, in ogni occasione, in ogni risveglio, prima di qualunque notte. Solo, in compagnia, mentre scevro da bisogni accadimenti pene o gioie camminava sicuro per la sua strada. Lei c’era sempre. Pur senza parlare.
E un gomitolo fatto di elementi imprescindibili come le stelle nel cielo d’agosto cominciò ad aprirsi. E un’onda che partiva dal centro della terra per giungere fino a lui, si alzò, e gli fece comprendere appieno la fortuna di poter vivere un’emozione come quella. Roba che molta gente potrebbe nascere e morire e rinascere migliaia di volte e non la vivrebbe mai.

Aprì quella porta e la vide.
Confusa, impacciata, innamorata. Pura.
Le prese le mani e la trascinò nella stanza.

Dove tutto smise di esistere.
Un bacio. Solo un bacio.
A far vivere un’intera esistenza. Dove nulla contò, tranne lei.

In quell’incontro di due mondi che si appartenevano e si sarebbero appartenuti per sempre bastò quel bacio senza voce.

E fu notte e fu mattina. E fu l’eterno.

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Redattrice Paisemiu.com

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