Un’esperienza singolare offerta ai lettori di Paisemiu.com
È una bellissima mattina di Novembre, precisamente domenica, un giorno davvero speciale perché finalmente conosco il grande maestro Antonio Malecore, l’ultimo erede della cartapesta leccese, custode dell’antica tradizione legata alla storia di un’arte senza tempo.
Mi avvio verso il suo laboratorio e, ad aspettarmi sull’ uscio della porta, c’è proprio lui, un uomo avanti negli anni, di bell’aspetto, curato e molto cordiale, un uomo d’altri tempi insomma…
Mi invita ad entrare e mi accoglie con un tenerissimo sorriso, stringendomi la mano e guardandomi fissa negli occhi, mi dice che è contento di conoscermi e che non si aspettava di incontrare una donna così giovane! “Ma che bella signora stamatina! E ci se la sta spittà!?”
Mi fa cenno di seguirlo ma, appena entrata, non posso fare a meno di rimanere estasiata e immobile dinanzi ad una enorme Croce che occupa l’intera stanza d’ingresso e sulle cui braccia un Cristo morente e dalle sembianze umane, sembra guardarmi e supplicarmi di alleviare le sue sofferenze con una preghiera che subito mi viene spontanea. Mentre cammino tra le stanze piene di pennelli, di busti impagliati, di pastori e di angeli, guardo le tante fotografie che tappezzano i muri e ritraggono il maestro con personaggi illustri e meno conosciuti, fino a vedere una bellissima immagine del 1898, anno in cui fu proprio il nonno del maestro Antonio, allievo del Manzo, a fondare la benemerita bottega d’arte. Operosi allievi lavorano con mani esperte statue e busti sacri, in una splendida cornice di un tempo davvero lontano!
Mi aspetto di vedere un semplice laboratorio, invece mi trovo di fronte a un vero e proprio “Tempio dell’Arte”, quello che resta di un appartamento al secondo piano dell’antico palazzo Malecore, adibito a piccole sale espositive di opere dalla pregiata ed incomparabile manifattura, nonché di rara bellezza. Proprio in quel palazzo che vanta tre generazioni di artisti della cartapesta e della terracotta, una storia lunga tre secoli che ha scritto le più belle pagine dell’arte della cartapesta leccese.
Tutto intorno è silenzio, solo sguardi, volti e languidi sorrisi di angeli, di ”Sante Madonne”, di pupi e pastori, un silenzio quasi religioso rotto solo dalla voce del Maestro che, con tanta nostalgia dei ricordi e un pizzico di amarezza degli anni passati, inizia a raccontarmi della sua vita, dei successi, dei riconoscimenti e dei luoghi che le sue opere hanno visitato nel corso degli anni.
”Mo lu Signore m’ha tuzzatu, ma ancora … nu b’è rriata l’ura!”… E mentre parla, accarezza i volti di quelle statue che guardandolo, sembrano quasi riconoscere quelle mani che con sapiente maestria, le hanno plasmate e poi dipinte, fino a renderle quasi “vive”.
Decido allora di fargli qualche domanda e lui mi risponde mai stanco, ma sempre con un sorriso dolcissimo di chi ama l’arte fino al punto di commuoversi solo guardando una Madonna che teneramente avvolge tra le braccia il Bimbo Gesù e lo guarda con gli occhi Immacolati e puri di Madre. Di stanza in stanza mi incanto a guardare le foto che ritraggono le opere del maestro Malecore nella Porziuncola di Assisi, al Vaticano, nel Convento dei Padri Passionisti di Novoli accanto alle opere del Manzo, fino alle grandi Cattedrali, all’ Università delle Arti, in Accademia e nei musei.
Ad un tratto sembro rapita dalla visione di una splendida Natività. Quasi prostrata davanti a tanta bellezza, mi inginocchio per osservare meglio gli occhi di Maria e Giuseppe che incantati e colmi di grazia guardano il Bambinello e quasi mi sembra che siano veri, lucidi, come bagnati da un velo di lacrime per la gioia della venuta al mondo di Cristo.
Le pieghe di quegli abiti, appena dipinti con tenui pastelli, le movenze e l’incarnato di quelle statue che sembrano quasi volermi parlare rivolte con amorevole tenerezza a Gesù Bambino, mi incantano e un brivido mi percorre la schiena fino al punto che provo a sfiorare quei volti come per accarezzarli e il maestro, con un pizzico di sana ironia, mi dice “Tinne la verità, nu parene veri? Io aggiu vissutu na vita a mparaisu tra Santi e Matonne, sai invece ci stae moi all’ infiernu? Ci nu me l’ha pacati!!!!”
Quanta arte, quanta storia, quanto amore in quella bottega!
Oggi per me è un giorno speciale, un giorno che come pochi, resterà impresso nella mia memoria e nel mio cuore perché mi pregio di aver conosciuto un grande Artista di cui avevo solo letto qualche bella pagina e del quale posseggo da tempo alcune opere che custodisco gelosamente.
Ho avuto finalmente l’onore di conoscerlo e insieme all’Artista, ho conosciuto l’Uomo; un uomo molto generoso, di grande fede, (anche se come dice lui “Iou crisciu a modu miu”) un uomo che ha saputo godere dell’arte respirandola in ogni creazione sempre unica e originale e che ha reso la cartapesta leccese, famosa nel mondo.
Grazie allora Maestro per avermi dedicato il suo tempo, per avermi regalato tante belle emozioni, per avermi dato l’opportunità di ascoltare il racconto di una vita ricca di gratificazioni, di riconoscimenti, ma anche di preoccupazioni e indifferenze. Grazie, non per ultimo, per avermi salutata stringendomi con un forte abbraccio che porterò per sempre con me nel cuore … e sinceramente, mi creda.
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