Presentato alla stampa nella saletta dell’Open Space a Lecce il docufilm “I Santi di carta” dell’autore e regista Pascal Pezzuto. Si tratta di un lungometraggio di genere storico, ambientato nella prima metà del ‘900 su locations come Lecce, Otranto, Castelli romani.
La produzione dell’opera originale di interesse culturale e nazionale è a cura del Centro Khàrisma Cinetv Società cooperativa e patrocinata dal Ministero della Cultura e dalla Regione Puglia.
L’iniziativa nella patria della cartapesta, Lecce, è stata salutata con favore dall’Assessore comunale Maria Gabriella Margiotta la quale ha sottolineato che il film si inserisce nel contesto della XXV Edizione del Festival europeo, in ragione di ciò la prima sarà proiettata al Multisala Massimo il 9 novembre e seguirà fino al 16 del mese.
La trama è sintetizzata nella locandina raffigurante, fantasticando, figure in fiamme simboleggianti maschere, emblemi di una miscellanea tra sacro e profano. Tale è la storia che narra le lotte intestine ai fini di avvalorare quest’arte ”cartapestaia” in grandissima parte sacra, tipica leccese che si impone già da tempi remoti, minacciata da veti prominenti in taluni climi della realtà vaticana. Il racconto è contestualizzato nella metà dell’Ottocento quando, inizialmente, le statue in cartapesta usate per “gremire” le chiese erano accessibili sul piano economico della produzione senza dover fare a meno di riportare artisticamente una incredibile bellezza. In seguito si opta per quelle di legno, più in sintonia con la sacralità di rappresentanza, provenienti dal settentrione. Da qui nasce la “ragion di Stato”.
Facendo un passo indietro il film documentato, come asserisce Francesco Rosi, si sofferma essenzialmente sulle trame dell’inizio del secolo scorso allorquando Lecce diviene capitale mondiale dell’industria della cartapesta. Sul piano analogico si distingue un’iconografia che mitizza eros=vita e thanatos, cioè morte efferata di simulacri dei Santi di carta, rievocando la Santa Inquisizione. E questo forte dualismo vive nella fiction che si presenta come un film a tutti gli effetti, destinato a cinema, televisione, piattaforme nazionali e internazionali. Realizzato non casualmente grazie alla maestria di Pezzuto, già avvocato, prima che altresì attore teatrale, allievo della scuola di arte drammatica di Vittorio Gassman e già da qualche tempo direttore del Teatro Paisiello di Lecce e del Tito Schipa di Gallipoli. Al suo seguito in questa che già si preannuncia felice esperienza cinematografica, come sostiene Massimo Barbano, dato l’aggancio con una collega londinese che ne ha richiesto la versione in inglese, sfilano nomi di spessore.
In primis Pascal anche nella veste di attore, nel ruolo del cartapestaio Giuseppe Manzo, con l’attrice dal genuino fascino partenopeo Anna Murolo, Augusto Zucchi che impersona Pio XI nel mentre assolve i cartapestai e poi a seguire Giorgio Vignali, Pietro Serio, Ippolito Chiarello, Fernando Masullo, Salvo De Santis e Claudia Cesaroni. In ultimo l’augurio che Pascal Pezzuto fa a se stesso e ai cinefili interessati alla nobile arte fondamentalmente sacra è che si possa ricreare alla lettera come un deus ex machina una nuova e riscattata relazione tra l’uomo artista e il suo spazio vitale in combinazione con il soprannaturale, se ciò investe la divinità.