Il bene e il male. Facile riconoscerli, penseremo tutti. Ed è facile riconoscerli quando conosciamo la verità. Ma questo non accade sempre, come nelle favole. C’è l’ingiustizia a cui i più deboli, alle volte, sono sottoposti; quell’ingiustizia che colpisce i più buoni. Una bontà ingenua che viene rappresentata minuziosamente nella pellicola “Il miglio verde” ambientata nel 1935, ma più attuale di quanto noi crediamo. Un dolore a cui l’uomo sensibile non può più resistere e per questo si lascia andare alla morte. Una morte lancinante, ma che pone fine allo strazio ingiusto di colui che tutto quel dolore che oggigiorno ci circonda in questa società senza cuore, non lo vuol vedere.
Il regista, ci accompagna per un finale significativo che insegna a tutti noi, uomini con lo straordinario potere di fare ciò che vogliamo nella maggior parte dei casi, che il bene genere bene. È questo ciò che il Co-protagonista Micheal Clarke Duncan nelle vesti di John Coffey ci fa arrivare dritto nel cuore. Una sola stretta di mano, un atto d’amore son bastati a trasferire quel dolore puro in un’anima nuova che mai più avrebbe voluto fare ciò che per una vita, fino ad allora, era stato istruito a fare.
È questo il capolavoro di Frank Darabont, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King.
Impossibile non sottolineare l’interpretazione impeccabile di uno dei più significativi esempi cinematografici della storia, Tom Hanks.