Nei giorni scorsi in seguito al convegno organizzato presso l’auditorium del museo Sigismondo Castromediano, nell’ambito del report “Ambiente e Salute in provincia di Lecce” elaborato dal Csa (Centro Salute e Ambiente) della Provincia, è stata lanciata l’allerta. I dati risultanti dagli studi effettuati in seguito al monitoraggio relativo agli agenti inquinanti ed alle conseguenti percentuali di persone che si ammalano di tumore sono notevolmente sopra la media nazionale. Un salentino su quattro è a rischio tumore nell’arco della sua vita.
Tenuto conto che il polo industriale leccese in qualsiasi modo potrebbe essere definito, fuorché uno dei più concentrati ed in fermento d’Italia, ci si rende conto come ci sia qualcosa che non funziona come dovrebbe. L’allarme, probabilmente troppo timido, lanciato dall’Asl di Lecce alla Regione consiste nell’indicazione di «un atteggiamento prudenziale nell’autorizzazione di nuove industrie insalubri nel territorio leccese, valutando il quadro emissivo cumulativo pre-esistente prima del rilascio delle stesse». È stata inoltre richiesta la revisione delle prescrizioni sulla base di criteri più restrittivi per le industrie già autorizzate.
Più severa invece la posizione del Presidente della Regione, Michele Emiliano, che afferma: «I dati sull’incidenza dei tumori nel Salento sono preoccupanti e il Governo deve darci risposte sulla decarbonizzazione della centrale di Cerano».
Com’è noto, sin dall’inizio del suo mandato il Presidente, quanto meno nelle dichiarazioni d’intenti, ha mostrato una certa sensibilità per l’impatto ambientale delle attività industriali e per la salute dei cittadini. Emiliano ha proposto più volte la decarbonizzazione della centrale Federico II ma si è anche sentito ribattere, da fonti Enel, che ben pochi sarebbero i margini di trattativa in quanto tale investimento, in un momento storico in cui ancora non sono stati recuperati totalmente i costi, risulterebbe del tutto fuori discussione. Nel frattempo, mentre le pseudo-trattative e discussioni politiche vanno avanti ad oltranza, la situazione sul territorio assume connotazioni critiche. Ormai quasi ogni famiglia ha subito sulla propria pelle il dolore che si prova in simili circostanze.
Spesso si attribuisce la colpa alla genetica, per delle cellule che impazziscono e sviluppano questo terribile male, al destino, ed infine all’ambiente anche se, il più delle volte, questo fattore viene associato alla casualità. Come se l’ambiente in cui vivessimo ci fosse già stato donato “tossico” e non avessimo il compito di custodirlo, sfruttarlo e tramandarlo alle generazioni future.
La battaglia che vede impegnato il popolo salentino non riguarda ambientalisti e medici salutisti, ma riguarda la popolazione nel suo complesso che pur manifestando stupore e preoccupazione in relazione ai recenti dati emersi, già in passato si è concessa un lusso non permesso di lasciar ricadere questi stessi sentimenti nel dimenticatoio.
La questione è sbarcata anche in Parlamento, nella commissione Salute della Camera dei Deputati con l’obiettivo di programmare tutte le azioni necessarie alla prevenzione e alla salvaguardia ambientale e della salute dei cittadini.
L’Unione dei comuni del Nord-Salento ha richiesto ancora con una nota formale ulteriori chiarimenti al Cnr sulla correlazione esistente tra l’incremento del numero di tumori e l’inquinamento ambientale.
Chiudendo questo breve excursus, e riproponendoci in quanto mezzo di informazione locale di non far calare il sipario sull’argomento, è bene tenere presente che a ben poco servono i nuovi macchinari negli ospedali se la battaglia sulla prevenzione, principale cura contro il male del secolo, si rinuncia del tutto a combatterla.