Francavilla Fontana (Br) – È accaduto qualche giorno fa, lo scorso 8 aprile. Un anziano ultrasettantenne, ricoverato presso l’ospedale ‘Camberlingo‘ di Francavilla Fontana, muore per una patologia ai reni. Fin qui nulla di così straordinario, se non fosse per il fatto che non c’è nessuno che pianga la sua scomparsa, nessuno ad assisterlo nei suoi ultimi momenti di vita, nessuno pronto a preparargli un funerale così come spetta ad ogni uomo comune.
Quando si verifica una situazione del genere, secondo il protocollo, viene disposta la preparazione della salma e la sua conseguente sepoltura, senza una cerimonia funebre. Ma i titolari delle pompe funebri ‘Nitof’ di Carovigno (Br), chiamate ad occuparsi della faccenda in questione, non se la sentono di seppellire il povero defunto senza un dignitoso funerale e chiedono al parroco della Chiesa di San Lorenzo di Francavilla di concedergli almeno la benedizione prima della tumulazione.
Don Salvatore Rubino però, vista la situazione e preso da misericordia cristiana, decide di celebrare, senza ricevere il solito contributo, la messa funebre per l’anziano. L’uomo da tempo risiedeva presso una casa di riposo di Oria, sua città natale, dove nessuno andava a trovarlo, nessun parente, nessun amico, tranne il legale rappresentante che si occupava di gestire le spese relative al suo sostentamento. Solo sei le persone presenti alla funzione religiosa, tra rappresentanti delle pompe funebri, sagrestano e parroco, sei perfetti sconosciuti per quell’uomo per cui non c’era gente in fila a dare o a ricevere le condoglianze per la sua morte né a porre un fiore sulla sua bara, gli unici che, in quel momento, non ci hanno pensato due volte e si sono adoperati perché almeno da morto, a quell’uomo non fosse tolta la dignità e fosse sepolto come l’ultimo degli ultimi. Le spese funebri sono state coperte in parte dai pochi risparmi del defunto, in parte dall’impresa funebre.
Si stenta a credere che oggi possano accadere cose simili. È pur vero che viviamo in una società dove spesso la solitudine non è poi così rara, soprattutto se si parla di anziani, ma simili episodi fanno riflettere. Non è la prima volta purtroppo che le cronache italiane riportano casi del genere. Già lo scorso anno a Cremona il parroco del duomo della città aveva chiesto ai suoi parrocchiani di raccogliere i soldi necessari per il funerale di un uomo di circa sessant’anni, deceduto anch’egli in assoluta solitudine e povertà. Vinse la solidarietà e il defunto ebbe la sua messa funebre. Ma sono tanti i casi in Italia in cui anziani indigenti rischiano di non avere una giusta sepoltura, addirittura molti di loro vengono trovati in casa senza vita dopo mesi, senza che nessuno si sia preoccupato seriamente per loro. E allora viene da chiedersi come sia possibile che questo avvenga, come sia possibile che un uomo o una donna, arrivati in tarda età, non abbiano un parente, un amico o semplicemente un vicino di casa che li faccia sentire meno soli, ancora amati e non un peso per la società. Fortunatamente, anche in queste situazioni così disperate, può esserci qualcuno disposto a prendere il posto di chi dovrebbe curarsi di dare almeno l’ultimo saluto a questi sfortunati che hanno vissuto in una tale miseria sia economica che affettiva. L’altra faccia di una medaglia in cui l’indifferenza si contrappone alla generosità.