Durante l’udienza preliminare, sei degli studenti accusati hanno richiesto e ottenuto il beneficio della messa alla prova per estinguere il reato e mantenere la propria fedina penale immacolata. Il GUP del tribunale per i Minori, Aristodemo Ingusci, ha concesso 10 mesi di tempo ai ragazzi, che serviranno loro per dimostrare di essersi ravveduti partecipando a programmi rieducativi, compiendo azioni di volontariato per aiutare i più disagiati, seguendo corsi presso la Protezione Civile o intraprendendo un percorso di legalità da remoto. Il 21 Aprile 2022, sarà un giudice a determinare, in caso di esito positivo, il proscioglimento del reato per estinzione per i sei ragazzi (il settimo non si è presentato e per lui è stato disposto l’accompagnamento coatto).
Gli studenti, residenti a Lecce, Surbo, Cavallino e Torchiarolo rispondono alle accuse di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, con le aggravanti di aver commesso il fatto su un sistema informatico di interesse pubblico, falso materiale commesso da pubblico ufficiale, falso materiale commesso da privato e documenti informatici. Stando agli accertamenti della magistratura, che ha condotto un’indagine certosina con l’aiuto di un ingegnere informatico, tra Dicembre 2017 e Maggio 2018 gli allievi ( all’epoca sedicenni) si sarebbero introdotti abusivamente nel registro elettronico, protetto da misure di sicurezza, attraverso la connessione Internet, con determinati Ip associati a specifiche utenze telefoniche o a indirizzi Ip Esteri, accedendo con le credenziali dei professori e modificando i voti per sé o per i propri compagni. L’illecito poteva avvenire a qualsiasi ora, con una preferenza per le ore serali, attraverso un semplice accesso via Internet.
In uno dei 66 casi accertati, uno dei giovani “hacker” avrebbe trasformato il suo impreparato in un 9 e mezzo, anche se, nella maggior parte dei casi le valutazioni venivano alterate di poco rispetto ai voti realmente conseguiti nelle prove scritte e orali, soprattutto in materie come matematica, fisica e storia, probabilmente per non far insospettire i docenti. Ma questo non è bastato. Infatti, il rendimento eccessivamente positivo della classe ha indispettito il corpo docente, incredulo di aver elargito determinate valutazioni. Per questa ragione, si è deciso di informare la Procura. Un accertamento tecnico ha permesso agli inquirenti di ricostruire l’insieme di accessi abusivi al registro e di incastrare i sette studenti.
Sono proprio questi avvenimenti a indurre a riflettere sulla scottante questione dei voti: perché gli studenti ne sono così ossessionati? Sono davvero così importanti? Lo scopo reale dei voti è quello di giudicare la prestazione di uno studente in ogni singola materia. Sono come delle etichette, non sono uno status quo, non definiscono la persona e lasciano il tempo che trovano.Eppure non è tutto così semplice e scontato.
Oggigiorno, il registro elettronico offre la possibilità di monitorare i voti ogni qualvolta si voglia. Dovrebbe essere uno strumento utile a osservare l’andamento scolastico, eppure molto spesso si rivela disastroso, poiché si tende ad adottare una concezione sbagliata dei voti. Un voto buono dovrebbe essere motivante, un brutto voto dovrebbe essere, invece, indice della necessità di un potenziamento e di un’attenzione maggiore, ma entrambi dovrebbero spingere l’allievo a impegnarsi sempre di più. Invece, si dà ai voti molta più importanza, fino a credere che un voto alto permetta di ottenere stima e riconoscenza e che, al contrario, un voto basso sia indice di un insuccesso o peggio, di un fallimento personale. É ormai usanza comune associare i voti alti all’intelligenza e i voti bassi alla stupidità, sbagliando! Chi va bene a scuola può semplicemente avere buon senso e voglia di lavorare, mentre l’andare male forse deriva da problemi di concentrazione o di autostima oppure dalla mancata percezione del valore del lavoro e della costanza nella scuola. Basterebbe gettare uno sguardo al passato per rendersi conto che molti dei personaggi che hanno scritto pagine di scienza, di arte, di letteratura avevano tutt’altro che un rendimento scolastico positivo. Basti pensare ad Albert Einstein, Richard Feynman, ma anche, in tempi più recenti, a Bill Gates: ultimi della classe, geni nella vita. Ennesima dimostrazione che non è un voto negativo a presagire un futuro infruttuoso.
Tuttavia, gli stessi studenti, come la suddetta vicenda conferma, sembrano pensarla diversamente e, purtroppo, i voti sembrano non essere più concepiti come un mezzo, ma come un fine. Quasi nessuno studente studia per il piacere di farlo, per la voglia di conoscere, di arricchire il proprio bagaglio culturale. Lo studio è finalizzato al conseguimento di un 8, di un 9, di un 10, come se fossero dei numeri a determinare le possibilità e il grado di affermazione di un individuo. Complice di questa situazione è una società che, concentrata sulla performance, reclama preparazione e risultati, a discapito della spontaneità e dell’autenticità dell’individuo. É stata proprio questa smania di ottenere un risultato migliore a spingere quei sette studenti ad accedere indebitamente al registro elettronico. Magari volevano far contenti i genitori, “sistemare” le medie aritmetiche, evitare un debito, e sicuramente vedere un 9 piuttosto che un 2 dà una certa soddisfazione iniziale, ma a che prezzo? A che pro sporcare la propria fedina penale e mettere a repentaglio il proprio futuro? I voti non definiscono la nostra identità o il nostro valore umano, ma le nostre azioni sì e forse, se quei sette ragazzi potessero tornare indietro, magari più maturi e consapevoli, non commetterebbero lo stesso sbaglio.