Porto Cesareo (Le) – Il vero tema “caldo” dell’estate è la sicurezza stradale. A seguito dell’incidente mortale avvenuto nella notte tra sabato e domenica, abbiamo ampiamente evidenziato la situazione precaria delle strade nella zona marittima più in del nord Salento: Porto Cesareo.
Agli occhi di gente poco lungimirante, sembrerebbe che il nostro obiettivo sia fare cattiva pubblicità. Invece no, esattamente l’opposto. Amiamo la nostra terra, ne conosciamo i pregi, ne conosciamo, però, anche i difetti e speriamo che, pungolando di qua e di là, qualcosa si possa muovere per migliorare la situazione. Soprattutto amiamo la vita, in ogni sua forma ed espressione ed è per questo che oggi non vi parliamo di un morto. Anzi, nel nostro piccolo, vogliamo fare prevenzione.
Questa volta vi riportiamo una fotonotizia (le immagini parlano, infatti, da sole) perché, di fronte alla morte, avremmo la dignità e il rispetto di non fare foto.
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Ci troviamo nuovamente a Porto Cesareo, o meglio nella splendida Torre Lapillo, sulla SP 340, la strada che congiunge il litorale leccese a quello tarantino. Lo sbarramento che vediamo nelle foto 1,2 e 3, si trova all’altezza del Camping Torre Castiglione, a pochi km da Torre Colimena. Leggiamo sulla segnaletica verticale un divieto d’accesso per “pericolo crollo” con accanto un solerte omino che preannuncia lavori in corso.
Peccato che, come si legge nel cartello riportato nella foto 4, l’ordinanza risalga al 10/05/2010 e, da allora, nessun operaio stradale si sia mai visto. Gli sbarramenti (ahinoi) sono posti a distanza tale da permettere, seppur questo non sia giustificabile, il transito di mezzi di ogni tipo: auto, moto, camion cisterna e autobus!
Ma facciamo un passo indietro e rivediamo le foto: la segnaletica ci dice che il divieto è posto per “pericolo crollo”! Un pericolo effettivo in quanto, al di sotto di quel tratto di strada, si congiungono due doline che si trovano l’una a destra e l’altra a sinistra della strada.
Le doline (localmente nominate come spunnulate) sono un fenomeno carsico molto frequente in Puglia che, tra l’altro, regala scenari mozzafiato. La roccia sottostante il suolo, a causa del carsismo, tende a cedere, creando dei veri e proprio laghetti naturali ricchi di flora e di fauna. La caratteristica di questi piccoli laghetti è che l’acqua all’interno, nonostante sia in costante comunicazione con il mare, è dolce. Nella zona di Torre Castiglione è facile incontrare doline ad ogni angolo, fenomeni naturali fantastici purtroppo abbandonati al degrado; ma questo è un altro capitolo.
La lunga parentesi era necessaria per mettere in evidenza come il possibile crollo di quel tratto di strada, non sia poi così lontano dalla realtà, peggio: potrebbe avvenire in qualsiasi momento, anche mentre leggete! La natura non preavvisa e non perdona.
Ad onor del vero c’è da evidenziare che, cartelli come quelli riportati nelle foto 3 e 4, sono presenti ad ogni snodo cruciale, molti km prima di giungere a Torre Lapillo e, ad ogni incrocio, troviamo la segnaletica che ci indica il percorso alternativo: il transito dalla Nardò -Avetrana appunto.
L’intenzione non è quella di fare un processo a nessuno: il divieto d’accesso c’è, la segnaletica che indica lo sbarramento è presente ad ogni incrocio e posta anche a 10 km prima di raggiungere il cuore della località marina. Però qualche piccola domanda e riflessione ce la poniamo. La prima, la più importante, riguarda la tutela della vita: siamo sicuri che quello sbarramento posto in tal modo obblighi effettivamente i mezzi in transito a prendere percorsi alternativi? Da quello che viene testimoniato dalle foto la risposta sarebbe un secco no! Di sicuro chi transita da lì, nonostante tutto, non è giustificato ma, sempre ponendo al primo posto la vita, uno “sbarramento più serrato” avrebbe obbligato chiunque a non passare da lì. Ricordiamo infatti che la SP 340 è una strada molto trafficata, un’arteria importante e ci sarebbe anche da domandarsi cosa effettivamente accadrebbe se tutto il flusso delle automobili venisse dirottato sulla Nardò – Avetrana. Forse, e sottolineiamo forse, in pieno agosto si genererebbe il caos!
Questo, dunque, il secondo aspetto della vicenda. Si è deciso di intraprendere, come spesso accade, la via più breve! Con un piccolo investimento abbiamo tappezzato di segnali di divieto, scaricandoci così da ogni responsabilità senza, però, mettere al primo posto la vita perché, diciamocelo, in piena estate fare a meno di quella strada è difficile.
Allora se partiamo dal presupposto che la segnaletica sia sufficiente, quando vedremo i solerti operai disegnati nel triangolo lavorare per rendere nuovamente agibile quel tratto di strada? Perché, se davvero l’obiettivo è la salvaguardia della salute, in tre lunghi anni solo per poche ore è stata avvistata una pattuglia che controllava il rispetto del divieto?
La nostra impressione è che, i mezzi in transito, non abbiano effettiva cognizione del pericolo che corrono. Eppure l’avvallamento è evidente ad occhio nudo e le crepe sull’asfalto anche. L’appello che facciamo a tutti è di non passare! Di rispettare il divieto. Per assurdo, evitare quel tratto di strada e defluire per l’unica via alternativa, creerebbe all’amministrazione un vero e proprio disagio nella gestione del traffico automobilistico. A quel punto, si spera, il sollecito di una soluzione e di un inizio lavori sarebbe scontata. Non lasciamo che sia la tragedia a risolvere il tutto. Per una volta facciamo la differenza, senza aspettare che siano “gli altri” ad aggiustare le cose.
Ci sono molti modi per fare la rivoluzione! Noi ve ne abbiamo suggerito uno che rispetta, nel modo più rigoroso possibile, le regole!
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