Porto Cesareo (Le) – Brucia il falò, ma non l’ignoranza. Pochi giorni fa abbiamo visto con quanto interessamento e quanto impegno, tutta la comunità dei Novolesi si è adoperata per rendere i festeggiamenti della festa di Sant’Antonio Abate impeccabili. Atteggiamento che mette in risalto l’amore che dovrebbero sempre avere i cittadini verso il paese in cui nascono e crescono. Non è un sentimento naturale per tutti purtroppo, a quanto pare, amare e rispettare il proprio paese e collaborare per la buona riuscita degli eventi che possono contribuire a incrementarne l’economia e valorizzarlo.
Lo dimostra l’accaduto questa notte a Porto Cesareo. Erano circa le 4 del mattino quando alcuni passanti, tra cui pescatori che si recavano presso lo Scalo d’alaggio per il loro consueto lavoro, si sono accorti che era stato dato prematuramente fuoco alla pira, ultimata qualche ora prima. Dalle testimonianze di alcuni dei presenti al momento della triste scoperta, sembrerebbe che una macchina nera, vecchio modello, si agirava con fare sospetto nei pressi del falò, per poi dileguarsi misteriosamente pochi minuti prima della brutta sorpresa.
Sul luogo sono subito intervenuti i Vigili del Fuoco che hanno lavorato prontamante per cercare di limitare i danni dell’atto vandalico; lo sforzo, però, è stato vano. A causa del forte vento di scirocco di queste ultime ore, le fiamme, alte più di quattro metri, hanno divorato in pochissimo tempo l’intero falò.
Evidente il rammarico del Sindaco Salvatore Albano, di recente vittima anch’egli di diversi atti vandalici, che questa mattina si è subito recato allo Scalo per essere solidale con i componenti del comitato festa.
Poco c’è da collegare a questo accaduto, frutto certo di piccoli vandali di paese, i diversi atti intimidatori ricevuti fino a pochi mesi fa dal Sindaco della marina. Ad avvalorare questa tesi la testimonianza di Antonio Martina, presidente del Comitato per la Festa di Sant’Antonio, che occupandosi da anni ormai dell’organizzazione dell’evento ricorda come questi atti di microcriminalità siano noti nel panorama cesarino e che non riusciranno certamente, come in passato, a scoraggiare o annullare i festeggiamenti in onore e a devozione del Santo della Tebaide.
Intanto il falò è stato acceso e di esso è rimasto bene poco. Rimangono gli stand dei commecianti di gastronomia e di altri articoli sul lungomare di ponente che porta fino allo scalo e rimane lo sdegno dei cittadini di Porto Cesareo, che sembrerebbe stiano già preparando una raccolta di legna da ardere per la prossima domenica, come gesto di solidarietà nei confronti dell’amico Antonio, del Comitato Festa e dell’intero paese.
Questo atto ,oltre che blasfemo, è stato un’offesa a tutti quei cittadini che lavorano e credono nella crescita di una comunità, un’offesa alla libertà comune, al rispetto per gli altri e all’intelligenza. Si perchè la “fòcara” può pure bruciare, ma la stupidità di certa gente rimane … e non basterebbe nessun fuoco ad incenerirla, forse solo quello della cultura.
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