Quando il telefono ti allunga la vita ma un cane te la salva

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CaneNovoli (Le) – La domenica pomeriggio è il momento della settimana dove convergono fatiche e stress, si chiudono in un sacco e si buttano in una specie di dimenticanza, e il corpo cerca di recuperare forza nuova, energia per un altro inizio. Il sabato sera si esce, si fa tardi. La domenica si è sfiniti. Ci si trova come alla foce di un fiume, alla fine di un viaggio lungo e faticoso. Domenica, giorno di riposo. Di coccole e regali a sé stessi. Niente pensieri, solo relax. È l’ora del tramonto di una bella giornata salentina.

Siamo a Novoli. L. è in casa, stanchissima. Con lei, in quel momento, solo i suoi amici a quattro zampe: i cani Maya, Robi, Briciola nel soggiorno a farle compagnia; Spank pigro e comodo in camera da letto nella sua cuccia eterna; i gatti Nero e Sancho in giro per casa. Una casa piena della vitalità di sei amici che in questa storia diventano eroi. E non crediamo di esagerare se usiamo questo vocabolo. Salvare una vita umana è roba da eroi. C’è un camino in quella stanza, ma è spento. C’è del fumo in quella stanza ma viene dal camino dell’appartamento del piano di sotto, che evidentemente ha una via di fuga difettosa. E che sfortunatamente è comune a quello del camino di L. Il fumo è subdolo. Inizialmente entra sottotraccia, è silente. Poi inizia ad aumentare. L. sonnecchia sulla sua poltrona. Dorme. Poi comincia a non respirare bene, tossisce, soffoca. Apre gli occhi, capisce che sta succedendo qualcosa di grave che le impedisce i movimenti. È stanca, troppo. Vuole andare alla porta, spalancare la finestra. Vuole chiamare aiuto, vuole sentire una chiave nella porta che significa salvezza. Ogni movimento le costa una fatica immensa. Si alza dalla poltrona e cade. Il cellulare scivola lontano. Non ce la fa a rialzarsi, ogni centimetro del suo essere è paralizzato da una catena invisibile e potentissima che la tiene prigioniera immobile. Il cervello funziona ancora, per fortuna. Forse le è rimasto un filo di voce in gola, forse è il pensiero che sperimenta le sue enormi capacità. L. non ricorda i dettagli. Sa solo che mentre i due piccolini di casa, Robi e Briciola, tentano con tutte le energie di spingerla al di là di quella stanza tirandola per i vestiti, Maya la guarda disperata, come a chiederle cosa può fare per lei. E L., con un incomprensibile sussurro, dice: ‘Maya … il telefono …’ Maya non aspettava altro, si precipita sul cellulare, con le zampe lo spinge verso la sua mamma mentre gli altri due continuano l’infaticabile lavoro cercando di portarla verso l’esterno, e il piccolo Spank, dall’altra parte della casa, abbaia furiosamente le sue preghiere al Cielo. Maya mira, meglio di Del Piero prima di un calcio di punizione, e fa gol, la piccola grande Maya. Non solo il cellulare arriva tra le mani di L., ma evidentemente nella spinta, con le sue zampette, la cagnolina ha attivato l’ultimo numero chiamato. L. riesce a sentire la voce della sua amica A. che dal telefono la chiama a gran voce, e che in risposta riceve solo continui e feroci colpi di tosse. A quel punto si attivano gli aiuti e in pochissimi minuti, L. viene raggiunta dal marito e prontamente accompagnata in un presidio di primo soccorso, dove ha ricevuto i trattamenti sanitari del caso. Noi raccontiamo questo episodio a lieto fine, felicissimi che tutto si sia risolto senza eccessivi danni apparenti. Con una certezza assoluta: senza Maya, la ‘nostra’ storia non avrebbe avuto lo stesso epilogo. E con la speranza che questa storia d’amore puro serva a dare una risposta a coloro che credono che gli animali siano esseri inferiori da trattare come oggetti di poco valore. Al contrario, non finiscono di stupirci con il loro grande amore e con la loro intelligenza.

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