In barba ad anni di oscurantismo si è squarciato il cielo davanti al quadro dottrinale della violenza nelle sue forme: domestica, fisica ed economica sulla donna, come essere detentrice di diritti. Il monito viene da un’iniziativa della Regione Puglia organizzata dall’Università del Salento in tandem con la Rete dei centri antiviolenza Sanfra. Il corso di formazione “Violenza sulle donne: un approccio di genere” pone al centro uno studio a fondo delle dinamiche della violenza esercitata sulla realtà femminile ma anche inversamente proporzionale riguardo all’uomo allo stato dell’arte.
Presentato il 20 settembre si svolge dal 26 settembre al 2 dicembre 2022 presso l’Aula 4 dell’Edificio 6 nel Complesso Studium 2000 e online su https://bit.ly/Seminario_20092022
Il Seminario è gratuito e conta 50 ore di didattica e laboratorio inoltre due tavole rotonde, la prima effettuata e la seconda in chiusura. Condotta e moderata dalla prof. Anna Maria Cherubini, delegata alle politiche di genere presso UniSalento che ha inaugurato questi pomeriggi culturali, aprendo con la domanda: ”Problema culturale o di genere?, poiché radicato in una cultura arcaica”. Per una analisi dettagliata ha rimandato alla lettura del volume “L’Italia fatta in casa”.
Un saluto istituzionale da parte del sociologo Mariano Longo, direttore del dipartimento di scienze umane e sociali ha fatto luce sulle differenze e disuguaglianze e conseguenti complessità che saranno messe a fuoco successivamente. Frattanto l’assessore regionale al Welfare, Rosa Barone, vede la presente profferta in prospettiva un messaggio benaugurante per le generazioni future.
Parte preponderante della tavola rotonda la Lectio Magistralis della prof. Chiara Saraceno in collegamento online, Honorary Fellow Collegio Carlo Alberto di Torino. Introdotta dalla docente Irene Strazzeri che ha il merito di aver focalizzato i concetti da elaborare in queste sedi circa ”il sistema sessuogenere tra dato biologico e destino sociale”. La lectio della Saraceno, già presidente della Commissione governativa per gli studi sulla povertà e tra l’altro sostenitrice di una riforma sul reddito di cittadinanza, offre uno spaccato esistenziale su “La violenza sulle donne come esito di modelli di genere polarizzati”. La sociologa si affretta a precisare che il problema della violenza non rappresenta necessariamente la risultante dell’ignoranza in genere o dello status in particolare, evidenziando che alla forma di aggressione sessuale classica si somma quella psicologica consistente nel gridare contro, svalutare fino al forzare all’amplesso. Al contrario la donna economicamente indipendente è generalmente più esposta ad attacchi aggressivi. Non a caso si punta l’attenzione su altri aspetti e, inevitabilmente, su una realtà che in passato appariva scontata e quindi intesa come una prassi accettata e mai contestata quella dell’atto sessuale imposto anche tra coniugi. Ciò avente il senso dello stupro come se il partner potesse “colpire” impunemente. E con un volo pindarico ai giorni nostri si assiste a ridosso della pandemia ad aumentate segnalazioni da parte di ex e diminuzione di denunce da parte di partner in corso.
Il richiamo è ad una responsabilità collettiva, la soluzione designata da Nadia Cairo, referente antiviolenza per Medihospes. Mentre la docente di diritto del lavoro, Monica Mc Britton nonché presidente del CUG (Centro Unico di Garanzia) propone l’argomentazione in vista di una modalità trasversale, altrimenti si sfocerebbe in una “normalizzazione della violenza con cui convivere”, questo l’assunto della Consigliera di Parità supplente Serenella Molendini. E, a proposito di azione formativa, si staglia dallo sfondo il convincimento che per apportare un radicale cambiamento fra le interrelazioni tra i due sessi è impellente affrontare la questione in una dimensione antidiscriminatoria di genere da parte della magistratura, beninteso che la formazione dei magistrati inizia nelle Facoltà.
“Decostruire gli stereotipi di genere” è una strada praticabile da quanto risulta dal Centro Studi Osservatorio Donna dell’Unisalento presieduto da Anna Maria Rizzo. A conclusione del rendez-vous un dato interessante estrapolato dalla relazione della Responsabile Azioni per il contrasto alla violenza di genere che fa riferimento all’Assessorato regionale al Welfare, Giulia Sannolla. Si confida nel superamento della rigidità delle gerarchie. Risulta ineludibile la comunicazione tra Soggetti preposti che quotidianamente combattono la violenza, ovvero “Forze dell’Ordine, Centri Antiviolenza, Enti Giudiziari”. Un risultato ottimistico la percentuale del 46% delle donne in Puglia che denuncia al CAV. In definitiva l’”appello” di questa agenda di incontri culturali l’augurio unanime che ciascuno faccia la sua parte.