Campi S.na (Le) – Inaugurata questa sera, alle 18.30, la XX Rassegna Internazionale degli Autori ed Editori del Mediterraneo. Presenti il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, il Senatore Dario Stefàno ed una modesta rappresentanza di amministratori facenti capo all’Unione dei Comuni del Nord Salento.
A fare gli onori di casa, il sindaco di Campi S.na, Egidio Zacheo, insieme al presidente della Fondazione Città del Libro, Fabio Sirsi.
Secondo Karl Menger, un economista austriaco, viviamo costantemente in una situazione di scarsità, innanzitutto di informazioni: siamo inevitabilmente sempre male informati e tormentati dall’incertezza. Non soltanto siamo in grado di vedere una piccola parte della realtà, ma inevitabilmente tendiamo ad attribuire una straordinaria importanza a quella piccola parte di realtà che siamo in grado di vedere.
Compito del cronista è influenzare il soggetto che riceve il messaggio, ma soprattutto raccontare – senza alcuna alterazione – ciò di cui è stato testimone. Saperlo interpretare nella sua essenzialità e saperlo mediare perché quanto riferito sia di facile comprendonio e venga ricordato.
Ecco, pur non volendo essere ingenerosi nei confronti di chi, dal Presidente Sirsi all’intero suo staff, ce l’ha messa tutta per la buona riuscita di questo evento, noi, quasi per dirla con le parole di un martire dei giorni nostri, non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e udito.
E lo facciamo con la parresia – la chiarezza, per dirla con linguaggio potabile – che ci è propria. Senza edulcorare né infierire.
Quanto si era già detto nella conferenza stampa del 1 dicembre u.s., è stato ripetuto questa sera di fronte ad una platea un po’ più numerosa di quella radunata nella storica biblioteca dei Padri Scolopi.
“Sono 20 anni – dice il presidente Sirsi – che grazie a Città del Libro, non solo Campi S.na ma la Puglia intera si proietta in Italia e nel mondo. Con grande difficoltà, anche quest’anno siamo riusciti a dare uno spessore culturale importante a questo appuntamento. Per noi non è un punto di arrivo ma un punto di partenza questa manifestazione. I temi scelti e le modalità di attuazione vogliono radunare l’intera comunità salentina intorno alla Città del Libro. Per questo motivo ho auspicato vivamente la presenza, questa sera, qui, dei Sindaci dell’Unione dei Comuni che tanto ha dato e continua a dare per sostenere questo sforzo. Sono contento ed orgoglioso anche per la presenza del Presidente Antonio Gabellone a questa cerimonia inaugurale. Possa, questa partecipazione, essere di buon auspicio per una più fattiva ed operosa collaborazione della Provincia, affinché sappia sentirsi parte integrante della Città del Libro, oggi fortemente in crisi per l’esiguità delle risorse finanziare che inficiano lo sviluppo e la promozione di un evento così significativo. Questi venti anni trascorsi insieme siano dunque un momento di verifica e di un nuovo inizio affinché la Città del Libro sia sempre più vissuta e sentita come esperienza che appartiene non al Comune di Campi ma all’intera cittadinanza Salentina e pugliese”.
Fin qui Fabio Sirsi. Fin qui le parole degli “operai”, di quelli che si sono sporcati le mani, di quelli delle “notti insonni”, di quelli che “abbiamo voluto la bicicletta ed ora pedaliamo”. Fin qui, insomma, le parole di chi a questa manifestazione ci ha sempre creduto e ci crede – usque ad sanguinis effusionem – ci verrebbe da dire.
A seguire, gli interventi di Antonio Gabellone, Dario Stefàno ed Egidio Zacheo. Un ragionamento squisitamente politico, con qualche volo pindarico, certo, ma non meno interessante.
Si va dalla centralità del territorio per la diffusione della cultura in tutto il bacino del Mediterraneo ai tagli alla scuola, alla ricerca scientifica ed alle pubbliche amministrazioni, contemplate nella nuova Legge di Stabilità, in questi giorni in via di approvazione in Parlamento. Un momento di criticità – antropologica e politica – che mina la coesione sociale e rallenta qualsiasi volontà di progredire, di progettare, di reinventarsi e tentare di risalire la china, nell’intento di non disperdere il patrimonio culturale che oggi ci caratterizza e fa eco ben oltre i nostri confini nazionali, momento ampiamente ed energicamente sottolineato dai relatori, che concordano sulla necessità di atti coraggiosi che diano slancio verso il futuro. E poi incalzano, sostenendo che bisogna investire sulla cultura, sullo sviluppo del territorio, su filiere produttive che forniscano prospettive nuove alle generazioni che verranno. E, ancora, invitano ad osare: non bisogna vergognarsi di essere ambiziosi, non bisogna vergognarsi di farsi forti di questi buoni propositi, per cercare alacremente strumenti utili e denaro sufficiente a sostenere esperienze che ci facciano allargare lo sguardo. Lo spazio per affermarci non manca e noi non possiamo sprecare queste preziose occasioni per essere riferimento di un ambito territoriale più ampio.
Inevitabilmente nascono le domande. Come osare? Chi investirà nella cultura, dato il triste momento della nostra economia? Dove cercare gli strumenti e il denaro “sufficienti a sostenere esperienze che ci facciano allargare lo sguardo”? Si spera che questi non siano solo buoni propositi, dichiarati mentre ci si prepara ad affrontare la campagna elettorale che rinnoverà i governanti di molte Regioni e molti Comuni in tutta Italia. Si spera che le istanze formulate siano perorate da una politica che sappia sentirsi seriamente impegnata a trovare modi, tempi e mezzi per non mortificare una storia che dura da 20 anni e che è già tradizione di una terra fin troppo provata da privazioni di ogni ordine e grado.
È stato appassionante, stasera, ascoltare le squisite parole dei relatori presenti, cariche di entusiasmo. Quello che speriamo è che le parole non restino tali, verba sine penu et pecunia, affinchè gli sforzi di chi si è adoperato e si adopera non restino vox clamantis in deserto.
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