“Che tu sia per me il coltello” di David Grossman : una lama che squarcia e lascia sgorgare vissuti

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Una dimensione speciale e privatissima intercorre e si snoda tra i due personaggi principali del romanzo: Yair e Myriam. Ognuno dei due si apre all’altro completamente, senza limiti, senza riserva alcuna, il tutto scandito e cadenzato in un processo lungo, lento, costante, metodico, inanellato in uno svelamento profondo di entrambi, a volte delicato e lineare, a volte duro e aspro, ingarbugliato e contorto.

Il risultato è un Grossman come sempre superlativo, avvolgente e coinvolgente. Un romanzo impudico a tratti anche inquietante, ma soprattutto fortemente impetuoso che ci rivela le svariate e complesse sfaccettature, le contraddizioni, le paure, gli enigmi e l’illogicità dell’animo umano con tutte le sue innumerevoli sfumature di luci ed ombre. Ciò che Yair propone a Myriam è si un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo ma esclusivamente epistolare. Le lettere divengono man mano il contenitore nel quale viene riversata tutta l’immaginazione, il desiderio, il sé profondo in tutte le sue dualità, avvalendosi esclusivamente di parole che alimentano infuocandone il desiderio di entrambi, mettendo da parte il pudore e ogni inibizione.

“Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un’iniezione di verità per dirla, finalmente la verità. Sarei felice di poter dire a me stesso: “con lei ho stillato verità. Si è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello e anch’io lo sarò per te, prometto.” I due protagonisti “si riversano” l’uno nell’altro senza mai “osare” di porre un piede nella realtà, nella quotidianità. Tutto viene incanalato unicamente in un rapporto epistolare, continuo, profondo, dove le sensazioni si materializzano prendendo corpo solo avvalendosi delle parole e dove tutto ciò che “si muove” tumultuosamente dentro i personaggi, viene rivelato all’altro mediante la scrittura. “Fino a quando riusciremo a trasformare questo sperma in inchiostro?”; ci arrenderemo ti è chiaro vero?…”; “Quanto tempo una cosa del genere può continuare senza stimoli esterni, quotidiani e reali?, E quanto tempo sarebbe trascorso prima che questa intimità ci soffocasse?”.

Parole, pensieri, emozioni, sensazioni, vissuti, riflessioni, è come se segnassero in modo convulso il passaggio dall’ombra alla luce e viceversa. Tra i due si crea un mondo privato in cui nessun altro deve e può entrare. Ma può una vicinanza d’anime prescindere da una vicinanza dei corpi? Può una relazione vivere solo d’immaginario? Può un’esigenza rimanere solo ed esclusivamente mentale escludendo quella sessuale? Si snodano nel tessuto narrativo incomprensioni, ambiguità, moti interiori forti e contrastanti. Non è, un libro di facile lettura, poiché Grossman ne svela magistralmente e con audacia estrema l’ambivalenza e l’intelligibilità dell’animo umano in tutta la sua essenza, come se la relazione tra i due protagonisti oscillasse, tra il tocco di una carezza e uno schiaffo che fa molto male.