Fabio Tolledi, “suoni figure di piccoli corpi”

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[…] Ogni immagine, ogni parola ha la sua voce. Ogni parola. La voce permette alla parola di essere, di esserci. La voce è un corpo che diviene suono. Depositata negli angoli. Se tendo l’orecchio posso sentirle. La voce di ognuno, la vocecoro. È a questo che penso leggendo i testi raccolti nelle pagine che seguono, alle voci che hanno generato e che a loro volta ne hanno permesso il senso profondo, ai corpi che li hanno accolti e che a loro volta li hanno tradotti/traditi e attraversati fino nelle pieghe più remote, al gesto scenico che hanno dipanato. (Carla Petrachi)


“Suoni figure di corpi piccoli” è il titolo che il poeta e drammaturgo Fabio Tolledi, dal 1992 direttore artistico e regista teatrale di Astràgali Teatro, ha dato alla sua seconda opera letteraria; il libro fa parte della collana Respiri – Poesia, il mondo che diviene nostro. In copertina appare una rosa blu, delicato simbolo di bellezza e sensualità, con un rimando al divino, tratta da un’opera del 1993, dell’artista contemporaneo leccese Guglielmo Scozzi. Il libro, edito da Astragali Edizioni – Eufonia Multimediale è stato pubblicato nel 2012 e oltre ai testi poetici e la una nota dell’autore, contiene: “Quel poco che so”, uno scritto di Carla Petrachi, che racconta del lavoro svolto dall’autore e del suo “dono delle parole”, che si fanno scrittura e poi testo teatrale, parole che trasportano tutto il dolore e la felicità e ancora, sanno raccontare della vita e della morte. Petrachi ne sottolinea l’accuratezza e la ricerca di quelle giuste, che giungono dopo un lungo processo creativo e arrivano in scena nella forma di teatro-poesia. Nelle opere teatrali il corpo degli attori diviene esso stesso immagine, poesia che prende voce e si esprime attraverso loro, così nel descrivere ogni spettacolo, realizzato da Astràgali Teatro con la regia di Fabio Tolledi, ne narra il gesto e l’enfatizzazione dello stesso, che mira a stupire e “spiazzare l’attenzione di chi guarda”. Ne racconta la nascita, il momento esplosivo dell’idea che si butta giù nell’istante stesso in cui arriva, ad esempio, scrivendola su un tovagliolino di carta durante una cena in un’osteria, parole nate forse dopo lunghi momenti di approfondimento di testi di autori salentini e non, come Bodini, Verri, Valery, Toma, Zambrano, Blanchot, Duras, Joyce, Benjamin e Brecht. Le parole si fanno strumento di idee politiche ed esprimono profondi pensieri, perché parlano di comunità, di conflitti e di nuove geografie umane. Ancora, la giornalista e scrittrice Carla Petrachi nel suo contributo evidenzia la poetica presente nei testi di Fabio Tolledi e descrive la necessità dello scrivere “motore – creatore” dal quale tutto trae energia, perché ogni spettacolo è figlio di questa “urgenza” e di una “resistenza poetica” che: “lega per me, i tempi, quello che è a quello che è stato, quelli che abbiamo amato, e dice della necessità che quotidianamente muove il lavoro e rinsalda legami”.

“Suoni figure di corpi piccoli” si presenta come una raccolta di testi che testimoniano il lavoro poetico svolto nel teatro in un ventennio di attività che va dal 1992 al 2012, non riporta per intero tutti i testi degli spettacoli realizzati ad Astràgali ma, in ordine cronologico, i testi poetici scritti da Fabio Tolledi e la corrispondente testimonianza fotografica dello spettacolo. Inizia con: “Verso le città” spettacolo del 1992, rielaborazione de “Le città invisibili” di Italo Calvino, pensato per un particolare e preciso luogo del Salento: le Cave di pietra leccese di Cursi (Le), un modo anche questo per esprimere la stretta connessione tra la poesia e le viscere della terra. “Ali, questo corpo, questo fuoco”, lavoro svolto tra il 1993 e il 1994, parte dalla poesia di Brecht, tanto che inizialmente si era pensato al sottotitolo: “Brecht, amore, rivoluzione verso la fine del secolo”. “Mistero buffo – schizzo Majakowski, ovvero alcuni appunti ed un album di figurine durante la preparazione di un cibo prelibato”. In questo spettacolo l’azione teatrale è accompagnata dalla voce dello stesso Tolledi, che rende ancor più intima ed autobiografica la stessa scrittura poetica a cui si aggiunge la musica di un gruppo jazz “Intensive Jazz” con alla guida il musicista e pianista Mauro Tre, con il quale ci saranno numerose altre collaborazioni. “Mistero buffo” è del 1995, pensato come “un’irruzione teatrale” da realizzare nello spazio urbano durante le feste dei Santi Patroni. Dello stesso anno è “La betissa” di Antonio Verri a cui sono stati aggiunti testi dello stesso Fabio Tolledi che: “rivendica la sensualità, oltre la morte, fin dentro la morte, in quel mistero infinito e bello del corpo femminile”.  Del 1996 è “Nos, l’architettura degli amanti”, una fatica poetica più matura, nella quale inizia ad emergere “la lingua madre, il neo-salentino. Si tratta della traduzione di due parti dell’Ecclesiaste, libro sapienziale della Bibbia. Questo spettacolo sarà il primo ad essere realizzato anche fuori Italia, precisamente a Ioannina in Grecia nel 1997 e darà l’avvio a nuove scelte e stili compositivi da realizzare nell’area del Mediterraneo. “Q, il destino incrociato dei forse” è del 1999 e raccoglie la traduzione del “Cantico dei cantici per lingua-madre” nella realizzazione scenica, sette giovani donne, vestite di bianco, recitano all’interno di frantoi ipogei, alla presenza di un limitato pubblico di massimo trenta persone. Al testo sono stati aggiunti: “Muto e improbabile” e “I doni” e una nota di sala che trae spunto da “la moneta falsa” di Jacques Derrida. “Antigone, anatomia della resistenza dell’amore” realizzata nel 2002, parte dal testo di Maria Zambrano “La tomba di Antigone” e “Dialogo verso il finale” che ha portato a ragionare sui lamenti funebri, le moroloje, “discorsi sul destino”, “canto di pianto” per le prefiche, donne preposte al pianto anche scomposto eseguito per onorare il morto, presenti in Salento e nella tradizione mediterranea; abbracciano la classicità, la tradizione cristiana, bizantina, latina o ortodossa, araba e balcanica e pur tenendo conto delle forme folkloristiche salentine, per lo spettacolo hanno portato ad elaborare forme classiche di lavoro corale. Del 2005 è “Doni di guerra” che riadatta “Le Troiane” di Euripide e il tema del conflitto, introducendo anche il lavoro multilinguistico, più adatto ai progetti internazionali, che si arricchisce della lingua degli attori e delle attrici del luogo ospitante, come avvenuto a Cipro, Grecia, Albania, Giordania, Siria, Malta, Turchia. Persiste in “Persae” del 2008 il tema del conflitto, che elabora “I Persiani” di Eschilo e “Quattro ore a Chatila” di Jean Genet, i quali mettono in luce il punto di vista degli sconfitti. Il viaggio in Palestina permette di trasformare la tragedia in commedia, fino a far ridere, grazie a Baubo, antica divinità greca, dea dell’oscenità.  Nel 2009 è la volta di “Lysistrata” di Aristofane. Il testo non è presente nel libro perché la sua rielaborazione non è in forma poetica. Lo scritto poetico, che conclude quest’opera è “Divenire animale” del 2011, che trae ispirazione da “Uccelli” di Aristofane e “Il verbo degli uccelli” del poeta persiano Attar. Una scrittura volta alla creazione di testi da cantare (ispirati a quei componimenti che il drammaturgo e scrittore tedesco B. Brecht rendeva canzoni), grazie anche al contributo dei maestri Caino e Gaetano Fidanza e tradotte poi in turco, inglese e francese. Sulla quarta di copertina: “Muto e improbabile non lasciava spazio al rancore vi ho sempre amato anche ora che scoloro nel vago – nel minimo del banale che infiamma il tempo portava con sé altra luce io femmina da poco – da sempre – e di poco conto conterò i cerchi che si assommano” (tratto da Q il destino incrociato dei forse – Fabio Tolledi – 1999).

Fabio Tolledi: Poeta, drammaturgo, regista teatrale. Ha pubblicato diverse opere di poesia, tra le quali Ritmi e trame altre, Altri luoghi, Il giorno che incerto digrada, L’estate si è chiusa. Si è sempre interrogato sulla relazione tra teatro e poesia pubblicando i saggi: Teatro poesia, Appunti per una resistenza poetica, Artaud e il corpo glorioso della transe. Su Lettera internazionale è apparso il saggio Destino e tragedia. Ha diretto i video documentari: Il corpo dell’arte, Teatro Teatri Saperi Teatrali e Poesia dal sud del mondo. Il Salento del XX secolo. Dal 1992 è direttore artistico e regista di Astràgali Teatro.