“La mia gioventù per un’alba di libertà”, nel romanzo di Anna Rosa Bergamo, la seconda guerra mondiale vista con gli occhi di Augusto D’Amato

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“La mia gioventù per un’alba di libertà” è un libro-verità che salva i diritti di questo irrinunciabile, nobilissimo, talvolta non scontato sentimento di cui appunto è stato propugnatore il protagonista, uomo fiero, umile che nel contempo consegna uno spaccato di vita vissuta crudamente sulla sua  pelle.

Scritto da Anna Rosa Bergamo e a cura di Vilma D’Amato, il volume edito da Esperidi, tratta della realtà della seconda guerra mondiale e del periodo immediatamente  post-bellico. Chi si aspetta un romanzo che fa da contraltare alle varie fasi che hanno scandito il dispiegarsi degli eventi-teatro della fine della prima metà del Ventesimo secolo rimarrà stupito di quanto il vero, invece, superi l’immaginazione e la trascenda. La trama riporta incontri, percorsi e date che siglano il coinvolgimento mente-corpo nella partecipazione del guerriero Augusto D’Amato che, dopo anni  di orrore e obbrobri in nome dell’ honor patrio alla fine si racconta. Combattente e padre della curatrice alla quale si disvela un mondo narrato che la figlia ha ignorato fino ad anni recenti.

Grazie all’operosa oblativa attività della Comunità di Sant’Egidio di Lecce che ha abbracciato dispiaceri,  vissuti giovanili di D’Amato sono venuti alla luce dettagli inenarrabili che compongono il puzzle esistenziale di una persona che nella sue gesta ha lasciato la ricchezza più grande come sua eredità, la sua humanitas.

Il presente volume nelle sue coinvolgenti 90 pagine esteriorizza le varie gradazioni delle emozioni, la vergogna, l’imbarazzo, il dolore, la passione per gli ideali del sé, la solidarietà e l’amore che lo si può rilevare nel tono concitato che si rinviene nei 3 QR code in cui mista a raucedine la sua voce resterà indelebile con valore testimoniale. Tutto ciò è stato reso possibile grazie alla liberatoria concessa dopo un toccante invito di Augusto alla figlia Vilma che ha dato la sua autorizzazione scritta con la firma personale,  a causa di un problema di Parkinson a carico del grande sopravvissuto.

Pluridecorato, colto, concreto e immortale è tutto intento a lasciare volutamente a chi lo seguirà, appassionato di storia o semplicemente affamato di principi valoriali la sua “alba di libertà”.  Proveniente da Copertino, chiamato in leva il 17 agosto 1943 e partito in guerra alla volta del Piemonte, allorquando il conflitto armato era in corso da quattro anni. Ora facendo un volo pindarico spazio-temporale Augusto è presso l’Istituto clinica Villa Iris, che incontra Riccardo Seclì  alla  guida della Comunità in occasione della Festa della Primavera nel 2015. L’illustre ospite  si apre così  al racconto per poi spegnersi due anni dopo. Ma c’è e pronto a travasare l’amaro calice per far abbeverare coloro che con la mente ed il cuore accolgono silenzi che tradiscono strazianti emozioni. Il suo incipit incuriosisce il suo primo privilegiato interlocutore e insieme, ai primordi della  galeotta  stagione, ignorano la festa per concentrarsi su di una frase lapidaria di Augusto, da militare ”sono stato amico della figlia del Ministro della guerra di Hitler.”

E dunque tutti gli episodi di barbarie si risolvono poi in una catarsi in vista dell’obiettivo-paradigma della Comunità, la co-costruzione della Pace. E arrivando ai giorni nostri saggiamo l’attualità esperienziale del racconto seppur con altre premesse d’impatto, facendo un’associazione di contesti con  il 24 febbraio 2022, giorno in cui scoppia la guerra tra Russia e Ucraina. Ma l’interesse per il domani della grande guerra che ha poi portato alla pace e alla libertà prende molto l’attenzione di un libro che “divora”. Promuovendo l’ideale dell’urgenza della coesione tra i cittadini,  fiore all’occhiello, il ricavato dei proventi del testo, come ha voluto la famiglia, e sostenuto con  risoluta volontà da Vilma D’Amato,  è interamente  destinato alla Comunità di Sant’Egidio di Lecce, con il forte auspicio della diffusione particolarmente tra le nuovissime generazioni.

Un libroterapia che mira a ragguagliare gli abili costruttori del domani circa le sfumature fondanti della vita di Augusto, passato dalla crudeltà della guerra alla fame, dall’atrocità del carcere alla deportazione in Germania, fino alla liberazione e alla gioia di rientrare in Italia negli anni della Ricostruzione. E… ironia del destino, esiste una comunanza di fondo tra la Bergamo e la D’Amato unite nella sorte ovvero in un silente bagaglio portatosi appresso, consistente nell’aver avuto i padri  in guerra, il primo ora avrebbe compiuto 110 anni, il secondo, di cui si narra, esattamente un secolo. Scorrevole, asciutto, di facile lettura il volumetto, varcherà le soglie delle scuole per cui è stato ideato e devoluto. “L’espatrio psicologico”, così vogliamo descrivere il senso dato a chi ha vissuto e perseguito lotte quotidiane  regalandoci questo gioiello letterario, eternato nella narrazione biografica, per così dire, avente la finalità ultima di riflettere il suo carattere formativo e ri-formativo dal punto di vista squisitamente educativo, lascia a chi lo legge una domanda unica, essenziale e a portata di tutti : io lo avrei fatto? Vive nelle  memorie di Augusto D’Amato un simbolico papavero rosso, immortalato in copertina.