Maria Pia Romano: Geografie Minime

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La Raccolta di poesie “Geografie Minime” pubblicata da “Il Grillo” Editore, è una delle ultime opere di Maria Pia Romano. Una raccolta di poesie e piccole prose decisamente molto interessante e che scandaglia l’interiorità ed l’intima essenza dell’autrice.

Nei versi di Maria Pia ciò che balza subito all’occhio e all’intelletto è l’elogio di una Natura benigna, che accoglie e protegge, il tema del Tempo che scorre, una rievocazione di un passato foriero di ricordi, la fugacità delle cose e soprattutto la delusione per le occasioni mancate. Peraltro, appare ricorrente l’impossibilità di assaporare le gioie della maternità: “Sono madre mancata di figli immaginati… Siamo rei di colpa io e te, amore mio, che non abbiamo creduto al figlio che non ho mai portato in grembo”.

Nei versi di “Geografie Minime” vengono declinati con profondità ed eleganza anche i temi cari e storici della produzione di Maria Pia, come il tema dell’amore, dei ricordi, dello scorrere del tempo, la malinconia che avvolge con le sue inquietudini le cose che potevano essere e non sono state. Nell’agile volume, inoltre, viene fortemente celebrato il fascino, la magia e l’incanto delle terre del Sud, il Salento con le sue bellezze. Come diapositive scorrono versi ricchi di suggestione su Otranto, Gallipoli, Santa Maria al Bagno, Santa Caterina, Ruvo di Puglia. E vengono evocati posti meravigliosi con le loro atmosfere e con i loro “versi infiniti”.

”Ho respirato il profumo delle tradizioni campane, ma ho imparato ad amare quelle salentine…” afferma la scrittrice. Tutto nei suoi scritti appare immerso in una forte luce, la tipica luce del Sud, e in un tempo scandito da ritmi lenti intriso di suggestioni ed emozioni, “inzuppando il cuore nella dolcezza di una visione, in ogni alba idruntina e ogni tramonto jonico. Il Sud, viene celebrato nei versi di Maria Pia Romano non solo come luogo fisico ma anche e soprattutto come luogo esistenziale, un Sud come metafora delle radici dell’io. Frequente è l’elogio e l’amore per il mare, un mare che conforta, e che viene celebrato come confidente assoluto della scrittrice: “Le onde mi accolgono senza fare domande, oggi come ieri”, un mare che consola: “ col mare di lato sembra meno aspro il deserto accartocciato di collere inespresse che mi porto dentro”, che attrae: “abbiamo ripreso la corsa verso il mare imbastendo il presente come fili di sale” e ancora: “il mare è ovunque padre, amante, fratello…”. E’ al mare che la scrittrice affida il suo paesaggio interiore, dove non mancano le delusioni, i sogni, le speranze, i ricordi…affidati a battigie segrete. Sono pagine intrise di mare le sue, un mare che “fa passare tutte le malinconie” perché accoglie senza chiedere nulla e rispetto al quale… “tutto appare lontano”.


Maria Pia Romano è nata a Benevento nel 1976 ed è iscritta all’Albo dei giornalisti dal 2000. Collabora con testate giornalistiche regionali e nazionali e si occupa di comunicazione pubblica e comunicazione scientifica, uffici stampa e organizzazione di eventi. Ha all’attivo quattro raccolte di poesie – Linfa (LiberArs, 1998), L’estraneo (Manni, 2005), Il funambolo sull’erba blu, (Besa 2008) e La settima stella (Besa 2008)- e quattro romanzi –Onde di Follia (Besa 2006); L’anello inutile (Besa 2011-2012- 215), che ha ottenuto le Tre penne di Billy il Vizio di leggere, Rai 1. e finalista Premio Nabokov; La cura dell’attesa (Lupo 2013), vincitore dei Premi Nazionali: Libriamola 2013, Contropremio letterario Carver, Il Tombolo Città di Cantù, Città di Mesagne e finalista al Premio Nazionale Essere Donna Oggi 2016 di Lucca; e “Dimmi a che serve restare” (Il Grillo editore 2015) Menzione d’Onore al Premio Nazionale Bari Città Aperta. Ha ricevuto riconoscimenti in campo nazionale e internazionale per i suoi lavori poetici a partire dai primi anni ’90. Le sue poesie sono inserite nel Museo della Poesia di Perla Cacciaguerra a Cesa. È stata tradotta da Amina Di Munno e Cassio Junqueira per il Festival della Letteratura italiana in Brasile del 2011.