“NGF”, storia di una scoperta

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La ricerca scientifica, ora più impegnata che mai, mirata alla lotta e all’estinzione del Covid-19, riporta alla memoria e incoraggia dopo la scoperta dell’NGF (Nerve Growth Factor), il fattore di crescita ad opera di Rita Levi Montalcini.

La scoperta è passata alla storia nel 1986 con il Nobel per la medicina, a Cohen-Montalcini. La proteina è un passe- partout  al fine della terapia di molte malattie. Una possibile arma contro l’Alzheimer. Ne è una prova illuminante, come si evince dal titolo del libro della famosa scienziata, “Ngf: apertura di una nuova frontiera nella neurobiologia”, edito da “Theoria”.

Il libro racconta la storia della scoperta a cui la Montalcini, sulla scia di Bueker, allievo di Hamburger, giunse trapiantando un tumore maligno di un topo detto sarcoma 180, in un embrione di pollo. I risultati  dell’esperimento furono molteplici: l’aumentata attività proliferativa delle cellule tumorali rispetto a quelle normali, la constatazione che alcune fibre nervose penetravano nelle vene ostruendo il normale flusso nervoso. Le possibilità tecniche, relative all’impiego della proteina in biologia, sono individuabili nelle sue funzioni, nel ruolo di orientamento della direzione di crescita delle fibre nervose, nella recettività del sistema immunitario a iniezione di Ngf. Il ruolo di mediatore del “fattore di accrescimento nervoso” tra il sistema nervoso, quello neuroendocrino e immunitario, è il protagonista assoluto del libro, nel quale l’autrice tratta l’aspetto sperimentale del problema , ma anche quello emotivo, fondamentale per lo sviluppo della ricerca.

La dedizione per lo studio e l’amore per la conoscenza che rappresenta il credo della studiosa torinese, governa le regole generali del ricercatore, a cui va aggiunta l’importanza di una buona assimilazione della disciplina di studio.