In“Viaggio a Ixtlan” Carlos Castaneda racconta la sua iniziazione ai misteri dello sciamanesimo messicano grazie agli insegnamenti di don Juan Matus, un indiano Yaqui. Lo scrittore in questo interessante libro affronta e sviluppa svariati temi chiave come il “vedere” dello sciamano in contrapposizione al “guardare quotidiano”.
Saper “vedere” come condizione necessaria ed essenziale alla base della “capacità di fermare il mondo”, di interrompere, cioè, il flusso di immagini che costituisce l’ordinaria e consueta interpretazione delle cose. Nel corso del viaggio, l’iniziato acquisisce “il potere” che gli consente di interpretare il mondo nelle sue manifestazioni più profonde. Tutto riassumibile nel concetto di vedere le cose, attraversandole con un nuovo sguardo e in tal modo avere l’opportunità di approdare ad una totale lucidità, percependo l’universo quale è, senza alcun filtro delle convenzioni. Ed è così che gli insegnamenti di don Juan Matas, svelano con grande saggezza a Castaneda i misteri della sua antica cultura.
Il libro fa parte di una trilogia che ha inizio con “Gli insegnamenti di don Juan” prosegue con “Una realtà separata” e si conclude con “Viaggio a Ixtlan”, per l’appunto. Nel libro si sviluppano interessanti dialoghi, la cui forma narrativa appare uguale a quella usata dallo scrittore nei libri precedenti; numerosi e incalzanti infatti i colloqui tra Maestro e Apprendista che intessono il tessuto narrativo di tutte le esperienze vissute da entrambi i personaggi durante il viaggio faticoso ma rivelatore e altamente illuminante. Molteplici anche gli insegnamenti di don Juan, a partire dal soffermarsi sui condizionamenti che sviluppano e portano l’uomo comune a mettere in atto comportamenti legati alle abitudini, conducendolo ad una vita in cui la noia, la prevedibilità e la routine vengono declinate in ogni loro forma. Don Juan tra le altre cose, insegna a vivere al suo adepto come se “ogni istante della sua vita fosse l’ultimo che gli rimane su questa terra”; “…le azioni hanno potere, vi è una strana, struggente felicità nell’agire con la piena consapevolezza che qualunque cosa si stia facendo potrebbe essere l’ultima azione sulla Terra. Ti consiglio di considerare la tua vita e di portare le tue azioni sotto quella luce”. Ed ancora: “…devi imparare a nasconderti e a mostrarti deliberatamente, per come va la tua vita adesso, tu sei sempre inconsapevolmente esposto in ogni momento”.
Il messaggio preponderante del libro è: “noi siamo gli avamposti di una forza molto più grande, la conoscenza di se stessi è possibile solo riconoscendo questa forza superiore e misteriosa”.
“Viaggio ad Ixtlan” trasmette ed infonde lezioni di vita sorprendenti e che supportano il concetto fondamentale di soddisfare il bisogno che va verso una comprensione profonda dell’esistenza. Bellissima la metafora del “cacciatore”: “quell’uomo senza abitudini”, che lo scrittore propone come modello di vita a ciascuno di noi. A questo proposito afferma: “il segreto dei grandi cacciatori, farsi notare e non farsi notare in momenti ben precisi.
”Don Juan, inoltre, insegna che: “Il peggiore peccato è pensare che la vita non sia buona in se, ma nel successo o nella sconfitta non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che viviamo in un mondo meraviglioso e che è nostro dovere collocarci all’altezza delle sua sfide”. Un libro avvincente colmo di poesia, incanto e bellezza, per tutti coloro che in un mondo sempre più grigio e individualista hanno bisogno di ricercare e nutrire la propria Anima.