Per ben comprendere gli aspetti salienti del primo conflitto mondiale (soprattutto del “durante” e del “dopo”), è utile leggere il volume “Storia e storie della Grande Guerra – Istituzioni, società, immaginario dalla Nazione alla Terra d’Otranto”, curato da Mario Spedicato e Paolo Vincenti, per i tipi di ArgoMenti Edizioni (luglio 2020, pp. 239 € 10).
Qualcuno si è spesso chiesto come vivevano i nostri predecessori in quel periodo della grande guerra. Il volume ci viene incontro, delucidandoci in proposito. Ecco che si scopre lo scibile del periodo bellico, non viziato da mancanza di veridicità, ma senza ridondare i momenti che uomini e donne dello Stato e dei nostri territori come Otranto, porta che congiunge Occidente e Oriente, hanno vissuto, e si affacciano alla Storia, ringraziando chi ne rende ragione. Chi conosce queste realtà può ritenersi a giusta causa ricco e trasferire alle generazioni posteriori che cosa significano queste preziose rimembranze.
Prezioso il contributo della Società di Storia Patria per la Puglia, sezione di Lecce presieduta dallo stesso prof. Mario Spedicato.
Al centro della ricerca, la crisi del liberalismo prima e dopo, tema trattato con dovizia di particolari da Flavio Silvestrini e Maria Sofia Corciulo. Toccano punte alte e pregne di contenuti i dinamismi della società, con note di psicologia degne di attenzione, esplicitati da Luigi Montonato, Fiorenza Taricone e lo stesso Paolo Vincenti, come succitato curatore del libro.
Non poteva mancare la tematica inerente la memoria e il suo specchio, ossia il pubblico e privato nella narrazione della grande guerra. I saggi del tema sono i prodotti delle ragguardevoli menti di Anna Maria Andriani, Pasquale Guaragnella, Francesco Carone, Maria Antonietta Bondanese, Federico Carlino e di nuovo Paolo Vincenti.
Una menzione a non secondaria merita il tema della lotta al sessismo, qualcuno potrebbe dire oggi la visione della donna, da una parte infermiera nel modello cattolico, dall’altra lavoratrice nelle fabbriche, supplente dell’uomo, nel risvolto del nazionalismo e del cosiddetto interventismo femminile. Le ragazze invocano la pace e la fine della guerra, nonché rievocano la storica funzione de “Li cunti de li focaliri”.
Fra le altre cose, significativa è la memoria di soldati perduti e fucilati spesso con in dosso abiti femminili. Particolare, questo, la cui motivazione resta, ai più, alquanto misteriosa.