“Verranno Rondini Fanciulle”, edito da “ I quaderni del Bardo” di Stefano Donno, è l’ultima bellissima opera di Marcello Buttazzo. Una preziosa raccolta in versi, intrisi di grande sensibilità. Ciò che colpisce è la profondità delle sue emozioni che imprime e trasmette al lettore, con garbo, stile e raffinatezza. Lo scrittore avvalendosi di una scrittura densa e al contempo delicata dà voce ai suoi stati d’animo, anche quelli più indicibili con eleganza e maestria, esternando il proprio IO poetico. Marcello Buttazzo, scrittore dalla forte sensibilità ed empatia, focalizza essenzialmente, nel suo scrivere, “la sostanza” e la “profondità del vivere” fermandosi e soffermandosi a scrutare il “sapore” del tempo e delle cose e quello che tutto ciò può rivelargli.
Ritmi ovattati, rallentati, sospesi danzano nella sua silloge che gli permettono di cogliere la profonda essenza del vivere, bandendo la meschinità e i surrogati dei sentimenti. Frequenti appaiono essere, nei sui versi, i riferimenti ad una Natura rigogliosa, armoniosa e tanto amata dallo scrittore: “l’aurora m’ha destato al color di gelsomino; “l’autunno non più di foglie morte”, “il sole che scalda e annuncia la luce”… tutto in un susseguirsi delle stagioni, con i loro cicli e bellezze, declinandole in tutte le loro sfumature, colori, sensazioni, scenari.
Nella raccolta, ricordi, delusioni, speranze, propositi, incertezza del futuro, si inanellano ora lievi, ora con forza, in una silloge molto bella e raffinata che ha il sapore di un viaggio fantastico dorato e delicato in una lunga e sincera introspezione calata in una solitudine desiderata e “accolta”. D’altronde la scrittura è quasi sempre un viaggio verso le caverne della coscienza, una lenta meditazione.
Lo scrittore rievoca paesaggi, atmosfere molto suggestive; leggere i versi di Marcello Buttazzo è come addentrarsi in una dimensione che sa di sogno ma soprattutto di anima. La sensibilità, che dà vita ai versi coincide con una spiccata empatia, una risonanza e rispecchiamento emotivo con lo scorrere del tempo legato allo scorrere delle stagioni come metafora del trascorrere della vita. Vita che è fatta di sentimenti come l’amore, il risentimento, il perdono, l’amarezza, ma che è fatta anche di sogni, di “nuove albe” che ripropongono nuove “giovinezze”. Con l’avvento della primavera lo scrittore inizia il suo percorso narrativo, la primavera come tempo di rinascita, come risveglio della natura che torna a portare i suoi frutti dopo il lungo inverno, inizio di nuova vita quindi e di nuove rinascite scandite da un tempo che predilige la quiete. In tutte le sue poesie ci sono versi di una bellezza straripante che comunicano una forte carica cromatica con le sue accoglienti e meravigliose atmosfere: dal blu ardesia dell’elleboro o Rosa di Natale, al viola, all’arancio del sole, al ruggine delle foglie, al biancazzurro del cielo.
Marcello Buttazzo scrive e rivela paesaggi dell’anima, estrapolati da stagioni interiori, scandite da un tempo che fluisce lentamente… in “un ritmo d’eterno che va”. E forse… come afferma lo scrittore… la vita è proprio questo!