Novoli (Le) – C’è stato moltissimo freddo a Novoli durante i giorni della Festa per eccellenza, quella di Sant’Antonio Abate. Acqua gelata e vento di tramontana tagliavano volti e corpi con una potenza che sembrava incredibile. Il Maestro aveva avuto cura di portare con sé gli occhiali da sole, prevedendo mattini chiari durante i suoi giorni in Salento. È la prima cosa che mi dice quando, entrambi trafelati, ci incontriamo per fare una chiacchierata come tra amici.
Amici … Già, se non fosse che stiamo parlando del Maestro Lele Vianello, uno dei più grandi artisti del fumetto italiano, che è stato ospite del nostro paese durante le manifestazioni a cornice della grande festa, nello spazio dedicato all’arte. L’iniziativa, nata in collaborazione con “Lupiae Comix” di Lecce e con “Grafite”, ha impreziosito la kermesse artistica dedicata alla Fòcara, la grande opera novolese di architettura contadina, conosciuta ormai in tutto il mondo.
Lo incontriamo con la riverenza che merita, con un po’ di timore; invece troviamo un uomo che non ha nulla del personaggio famoso, che si pone con l’umiltà dei grandi.
Maestro – chiediamo – com’è stata la sua esperienza novolese? Che cosa ha trovato e provato? Straordinaria, questa la prima risposta. Si ferma, negli occhi gli scorrono immagini. Ci dice che mai avrebbe pensato che il ‘nostro’ falò fosse così imponente, che è talmente stupefacente da meritare che tutto il mondo lo conosca. Ci parla dei falò della sua terra; quelli che nascono da tradizione celtica, laica, quelli che un tempo servivano per leggere i segni del vento e avere anticipazioni di stagioni e raccolti. Anche quei falò sparsi per piazze e campagne, a volte, erano alti e grandi, ma niente al confronto della pira novolese. È ancora pieno di stupore, il Maestro. Avvolto dalla magnifica ospitalità della gente del Sud. È un uomo che sembra uscito da una favola nordica, ha un atteggiamento infinitamente modesto, tenero. Ci viene naturale chiedergli come è nata la sua passione per il disegno. E anche in questo caso lo vediamo ‘allontanarsi’, inseguire vecchie immagini. Sorride, ci racconta che fin da bambino aveva avuto voglia di disegnare, di esprimere quel che viveva dentro e fuori di sé attraverso i segni. Poi il papà, geometra, che disegnava le reti di comunicazione di Venezia per la più grande compagnia telefonica italiana, gli propose di entrare nella stessa Azienda, al suo posto, preoccupato di dare al figlio il ‘posto sicuro’. L’artista aveva 27 anni, e proprio nel periodo in cui la strada dell’impiego paterno stava per incastrarsi col suo destino, la rivista Il Mago (per Mondadori) pubblicò la sua prima opera. Così quel giovane scelse la libertà. La prima grande emozione fu ‘Venezia, una singolare avventura’, 170 pagine a colori su un libro cartonato. Un libro, adesso, introvabile ed entrato di diritto nella teca del collezionismo d’autore.
Ci racconta che la mamma, di fronte a quelle pagine, si mise a piangere di commozione, mentre il papà con fare pragmatico disse:”Beh, alla fine, sono solo fumetti!” Sorridiamo dei padri, che si somigliano tutti, ad ogni latitudine, pratici, preoccupati per il futuro incerto dei propri figli.
Gli chiediamo com’è nata la sua collaborazione con Hugo Pratt, il creatore del famosissimo personaggio ‘Corto Maltese’, conosciuto e amato in tutto il mondo.
Erano gli anni ’70, lui aveva preso casa a Malamocco, il borgo più antico di Venezia. Avevamo un’amica in comune, e a quei tempi io non sapevo neppure chi fosse; quel nome mi sembrava straniero. Nacque prima la conoscenza, poi la collaborazione. Un giorno lui era in ritardo col lavoro, lo aiutai, e probabilmente comprese che potevo dargli una mano importante. Nacque così, con semplicità, ed è stata una meravigliosa avventura durata fino alla fine della sua vita. Mi manca molto. Mi mancano la sua ironia, la sua presenza. Anni trascorsi a lavorare insieme non possono essere dimenticati. Lui aveva molte case sparse un po’ ovunque in Italia e all’estero, che erano simbolo della sua profonda inquietudine. Poi il tempo trascorse, e lui trovò una bellissima casa sul lago di Losanna. Lì trasferì tutta la sua vita, i libri, le immagini, i sogni. Chiuse le altre case, a Losanna trovò tutto quello di cui aveva bisogno per quietarsi. Era solito dire che restava ammaliato dal volo basso dei gabbiani sul lago, come se fossero sul mare; che tutto lo scenario gli ricordava il Canada e l’idea di libertà. Il giorno in cui io consegnai le chiavi della sua abitazione di Malamocco al proprietario, lui fu ricoverato e da lì ebbe inizio la china in discesa; e quell’episodio mi turbò non poco, a posteriori. Come se l’ultimo legame con la vita fosse stato reciso con l’addio alla casa veneziana …
Torniamo alla sua attività, Maestro. Quali sono i suoi programmi più immediati?
Io sono quasi sempre in Francia, partecipo ai Festival più importanti, lì ho un mio Editore e lì moltissimi sono i lettori, a differenza del nostro Paese. E questa per me è una grande tristezza, lo sapete che in Italia non faccio dediche? Questo per dire che i giovani non acquistano e leggono poco. Resistono, invece, i nostalgici, quelli educati alla lettura. Ci pensa un attimo e aggiunge che forse è un fenomeno di educazione scolastica, ma non si inoltra sulla ricerca delle cause di così tanta mortificante disaffezione ai libri da parte degli Italiani.
Quanto conta per un artista il ‘sentire’?
Fondamentale perché la sensibilità ti porta a leggere tutto quello che ti circonda, che ti vive accanto. In questo è stata importante la scuola di Pratt. Lui mi esortava a guardarmi attorno, a cogliere ogni sfumatura della realtà; mi diceva di scrivere ogni cosa, e disegnarla.
E la disciplina?
Moltissimo. Alzarsi presto al mattino, disegnare fino all’esasperazione. Un lavoro di matita e volontà che non si esaurisce svolgendo un compito e affidandosi, ad esempio, ai nuovi mezzi tecnologici. L’arte non ha nessuna attinenza col computer, che può aiutare in fasi successive alla creazione, ma che in prima battuta deve esprimere se stessa attraverso la tecnica fatta a mano.
Cosa si sente di consigliare ai ragazzi che vogliano seguire la sua strada?
Innanzitutto di abbandonare ogni atteggiamento di arroganza, perché la base prima di ogni studio è l’umiltà. Ecco, credo fermamente che essere umili e gentili possa essere la chiave d’accesso di qualunque porta, che ti conduce ovunque nel mondo, in ogni campo.
Lei è pieno di passione, Maestro. Quali sono stati gli Autori che ha amato di più?
Melville, Jack London, Hemingway, il Verga dei Racconti brevi, ho scoperto dopo, e apprezzato, Pavese.
Il suo libro preferito?
L’isola del tesoro.
Gli chiediamo infine se tornerà nel nostro Salento. E ci dice che sta lavorando ad un progetto di cui non ci parla per scaramanzia, ma che dovrebbe realizzarsi a breve proprio qui da noi. Come in questa occasione, per l’intera comunità novolese e per il nostro giornale, al quale ha concesso l’onore di questo bellissimo incontro, sarà una gioia ritrovare la sua grandezza d’arte e d’animo. A presto, Maestro.