È appena trascorso un mese dal 150mo anniversario della morte di Giuseppe Mazzini (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872). L’importanza di quest’uomo politico è nota a tutti già dai tempi della scuola mentre rimane ancora, tranne che per gli addetti ai lavori, da studiare e approfondire la figura di intellettuale europeo che, per molti aspetti, si intreccia con il suo patriottismo.
Montanelli, nella sua Storia d’Italia, lo definisce «profeta inascoltato» aggiungendo «che se le masse non entrano da protagoniste nel suo processo di formazione, esse rimarranno estranee alla Nazione e un giorno ne diventeranno nemiche. Come di fatto è avvenuto».
Mazzini, per le sue convinte opinioni repubblicane e democratiche, è una delle più importanti personalità del nostro Risorgimento anche per aver contribuito alla nascita di un’autentica coscienza civile e politica, conoscendo l’esperienza dell’esilio e quella carceraria fino alla morte, avvenuta all’interno della Torre del Palazzo Ducale di Genova.
In questo contesto però vogliamo far emergere anche gli altri interessi quali la filosofia, il giornalismo e la scrittura in generale. A Genova nasce (1827) il giornale L’Indicatore genovese, inizialmente per offrire annunci mercantili; Mazzini propone all’editore di inserire anche annunci per libri divenendo così ben presto un giornale letterario ed egli inizia il suo primo lavoro di critico. La controversia di natura letteraria ben presto si trasforma in quella di natura politica. Al suo primo articolo, Dell’amor patrio di Dante ove si nota già il suo infiammare gli animi ne seguiranno altri come Sul romanzo in genere ed anche dei Promessi Sposi, Trent’anni o la Vita di un giuocatore, Carlo Botta e i Romantici, una critica alla Battaglia di Benevento di Guerrazzi, ecc.
In sostanza Mazzini, non potendo discutere pubblicamente di politica, si serve della letteratura (spesso attraverso la metafora) per esprimere i suoi concetti ed idee politico-filosofiche firmando le pagine del giornale con l’iniziale del suo cognome. Il giornale è soppresso nel dicembre del 1828 e, quasi prosecuzione di esso, nasce L’Indicatore livornese (1829-‘30) ove egli riprende a scrivere pubblicando nove articoli: dalla Storia della letteratura antica e moderna di Federigo Schlegel al Faust, tragedia di Goethe, Orazione di Ugo Foscolo a Bonaparte, ecc., tutti lavori di autentica critica letteraria.
Interessante ricordare che in quegli anni la Toscana, meno rigida alla censura verso la stampa, fa sì che Mazzini si avvicini all’Antologia fiorentina, iniziando a pubblicare nel 1821 grazie a Gino Capponi e a Giovan Pietro Vieusseux. E pertanto può pubblicare D’una letteratura europea e Sul dramma storico e sulla fatalità. Ben presto, convinto che in Italia gli era sempre più difficile esporre le proprie idee attraverso la stampa, va in esilio a Marsiglia fondando, alla fine del 1831, il giornale in cui potersi esprimere: La Giovine Italia. Notevole per molti aspetti, andando avanti con il tempo, segnalare la raccolta Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini da lui stesso diretta perché, riportando le sue parole in una lettera all’editore del 1861, oltre a rappresentare «il primo periodo del moto italiano», aggiunse: «Parlai quando tutti tacevano».
Prima di concludere, accenno ad un altro aspetto poco conosciuto: il rapporto di Mazzini con la musica, una disciplina che ama tanto al punto da esprimersi particolarmente attraverso la chitarra e il canto patriottico. La sua relazione con questa forma d’arte passa anche attraverso il pensiero con cui esprime idee e riflessioni che si interfacciano con la politica tanto che già dalla fine del 1835 scrive la Filosofia della Musica pubblicandola l’anno successivo, autentica testimonianza diretta all’interno dei rapporti tra la musica e la società del XIX secolo, accogliendo l’idea di quanto l’opera lirica possa contribuire a creare nel popolo sentimenti e coscienza patriottica.
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