La recente notizia del 23 dicembre scorso riguardo il legame tra Assisi e Greccio nel nome di San Francesco, oltre che rievocare il presepe (nato a Greccio, secondo tradizione, proprio per volontà del Santo di Assisi, ispiratosi a Betlemme) e il Natale della notte del 24 dicembre 1223, rinnova in noi la gioia della nascita di Gesù Bambino.
Visitando i luoghi di culto e/o molte delle nostre case si possono osservare presepi che, per ricchezza, originalità e tradizioni, in alcuni casi sono autentiche opere d’arte.
Il pensiero ritorna alla notte in cui, secondo il Vangelo di Luca (II, 7) Maria, a seguito delle doglie, «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo».
Anche se nei Vangeli non vi sono riferimenti agli animali si presume che fossero presenti tanto che, attraverso il loro fiato, hanno contribuito a riscaldare il Bambino.
Si pensi che da quando questi animali sono stati introdotti nella scena della natività «nessuna raffigurazione del presepe rinuncerà al bue e all’asino» (Papa Francesco) e in Tu scendi dalle stelle di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ci si rivolge al Bambino definendolo «mio bello e puro agnello».
La presenza di vari animali continua a perpetuarsi attraverso l’iconografia ma anche attraverso altre fonti come i canti popolari, autentica colonna sonora del Natale.
Allora, quasi seguendo l’esempio dei Magi o dei pastori, uniamoci in quel cammino che porta a Betlemme e che nel canto diventa invito ad adorare il Bambino: «Adeste fideles laeti triumphantes, / venite, venite in Bethlehem. / Natum videte Regem angelorum».
Ma nella logica della tradizione il presepe può diventare un ‘teatro’ in cui interagiscono molti aspetti anche di carattere scenografico che ne coinvolgono anche altri di carattere paesaggistico e arricchiscono e/o rendono più reale la rappresentazione della natività. Ecco allora, quasi per magia, che possiamo godere di visioni oniriche di piccoli ruscelli, montagne, cielo stellato, un vecchio mulino, una cascata con alcune persone che ripropongono vecchi mestieri, ecc.
A dare ‘vita’ al presepe sono sicuramente i personaggi, almeno quelli più importanti: il Bambino posto all’interno della mangiatoia con ai lati Giuseppe e Maria, i Magi venuti da lontano, i pastori con le loro pecorelle, gli angeli ed infine il bue e l’asinello. Se il bue e l’asinello (duo inseparabile) si trovano all’interno della stalla dietro la mangiatoia, le pecorelle solitamente sono accanto ai pastori. Altri animali spesso presenti sono i cammelli cavalcati dai Magi, mentre per individuarne altri dobbiamo curiosare tra i presepi più grandi e ricchi di personaggi.
Pertanto la presenza degli animali, all’interno del presepe, non solo diventa parte integrante di un topos iconografico che esprime arte, mistero, bellezza e spirito, ma ricorda quanto sia stretta la relazione tra uomo-animale.
Esiste una vita emozionale significativa nei nostri amici animali tanto da trovare molti punti in comune con la specie umana, come risulta anche dagli studi di Marc Bekoff (La vita emozionale degli animali). Che dire poi dell’importanza dell’interazione fra animali e bambini? Basta osservare il mondo della fiaba o dei cartoni animati per rendersi conto di quanto essi siano importanti.
Ritornando al presepe ecco un esempio in cui gli animali diventano protagonisti della loro partecipazione alla Natività, quasi ‘trasposizione’ del canto sopra accennato. Il tutto è rintracciabile in un antico canto abruzzese:
«Chicchirichì. – È nato Iddi’. –
Risponde lu bo’: Mòhh! – Addò? –
Dice la pecorella: Mbehh! Mbettelèm! –
Dice l’asinello: Ahh! – Annàme.
Mbehh! – A vedè’-
Uhh! – Giesù»
che, in una traduzione libera, significa: mentre il gallo annuncia (Chicchirichì) che è nato Dio gli risponde il bue (Mòhh) chiedendo dove? L’intervento della pecorella (Mbehh) chiarisce che si trova a Betlemme e l’asinello (Ahh) aggiunge Andiamo. A rinforzare l’invito è il reinserimento della pecorella che aggiunge di andare a vedere Uhh! Giesù.
Di conseguenza consiglio di non considerare, all’interno del presepe, la presenza degli animali semplicemente graziosa e decorativa ma parte integrante, ricordando le parole del profeta Isaia (35,7) «Tu salvi gli uomini e salvi gli animali, Signore».
Diventa così più bello concepirli come partecipi attivi allo stupore della Natività condividendo le emozioni e desiderosi di gioire per la nascita di Gesù Bambino.
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