Qualcuno ricorda l’espressione attribuita a Papa Pio XI: «A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina», poi ripresa e modificata da Giulio Andreotti?
Trattasi di parole che sfociano in maldicenze e, in qualche modo, si avvicinano ai versi che Sannazzaro rivolge a Lucrezia Borgia: «Hic jacet in Tumulo Lucretia nomine, sed re Thais, Alexandri filia, sponsa, nurus». L’accusa di essere stata figlia, moglie e nuora del papa corrisponde ad affermazioni riportate dal primo marito Giovanni Sforza per discolparsi dall’accusa di impotenza da parte dei Borgia che avevano deciso di sbarazzarsi di lui per motivi politici, dichiarando la diciassettenne Lucrezia virgo intacta.
Parliamo di un personaggio del Rinascimento molto controverso al quale sono state attribuite numerose colpe e la stessa biografia non esclude aneddoti fino a renderla una figura leggendaria e protagonista della saga dei Borgia. Come è noto “la calunnia è un venticello sottile…che dolcemente incomincia a sussurrar” tanto che nel XIX secolo a questa donna è ispirata la tragedia Lucrèce Borgia (1833) di Victor Hugo che nello stesso anno diventa un melodramma di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani mentre Alexandre Dumas padre scrive i racconti Crimes célèbres (1840) in cui uno ha per titolo Les Borgia.
Nel Novecento, oltre a diverse biografie e/o pseudo tali, (una per tutte la celeberrima Lucrezia Borgia di Maria Bellonci) troviamo diversi romanzi oltre ad interessarsi il cinema, la televisione, ecc. Sul piano letterario interessante ricordare il celebre libello Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara (1874) dello storico e scrittore tedesco dell’Ottocento Ferdinad Gregorovius – lo stesso autore che l’anno dopo durante il suo viaggio in Puglia mise in relazione Lecce con Firenze – uscito anche in copia anastatica in occasione dell’anno lucreziano nel 2002.
L’interesse da parte di molti storici verso Lucrezia è andato sempre più crescendo tanto che – attraverso riletture, lettere e documenti di vario genere – oggi si è riabilitata una figura femminile soggiogata dalle ambizioni di potere sia del padre, il cardinale Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI che dello stesso fratello Cesare conosciuto, a seguito della sua nomina a duca del Valentinois, come “Valentino”.
In questa occasione vogliamo ricordarla come una donna del suo tempo e protagonista delle vicende politiche e culturali che hanno attraversato la sua breve vita (muore a soli 39 anni di setticemia per parto). Protagonista nelle corti rinascimentali, è stata una raffinata mecenate interessandosi in particolare di musica e letteratura instaurando, forse, una liaison con il poeta Pietro Bembo.
Una donna che ha lasciato un segno nella storia come si evince dall’intervista impossibile realizzata dalla Bellonci:
«MARIA – Tu luminosa, tu delicata, tu fuori dalla ragion di Stato (hai sempre detto che non ti occupavi di politica). E non ti sei accorta di essere spietata nell’esigere l’amore come tuo fratello Cesare Borgia era spietato nell’esigere il potere. Amore significa condividere; e tu hai mai condiviso la sorte di quelli che ti amavano? Ti fugge il marito di Pesaro; e tu non fuggi. Ti ammazzano crudelmente il marito aragonese; piangi, ma non ti ribelli. Ti uccidono Ercole Strozzi, strumento dei tuoi amori, e non lo difendi… E intorno a te si muovono altre ombre indifese… Pedro Caldés, la tua donzella Pantasilea ritrovati morti nel Tevere; e il giovane prete Garzia, tuo familiare, pugnalato sotto i portici di Ferrara.
LUCREZIA – Io non sono mai stata colpevole. Io sono aliena da omicidi».