Crocevia di generazioni e di illustri individui del Novecento. Un immobile immerso nella macchia mediterranea, in Versilia. Il ritrovo più caro di Pietro Ichino, che egli stesso racconta ne “La casa nella pineta. Storia di una famiglia borghese del Novecento”, libro che il noto giurista e parlamentare ha presentato l’altro ieri a Lecce.
Nel pomeriggio ne ha parlato in dialogo con monsignor Flavio De Pascali in libreria, alla “Liberrima”; in serata con il giornalista Tonio Tondo, all’hotel President. Due incontri organizzati dal Rotary club Lecce, presieduto da Vito Francesco De Pace. Un’altra iniziativa dei rotariani, che negli ultimi mesi hanno ospitato Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda, per parlare della svolta ecologica e solidale della produzione di abbigliamento, e gli scienziati Lorenzo de Michel e Pier Paolo Pompa per illustrare la protesi robotica da loro creata.
Racconto intimo e affresco di un’epoca, il libro di Pietro Ichino, offre spaccati del Ventennio, degli anni Sessanta, passa dal Concilio Vaticano II e dall’assassinio di Calabresi, dal Pci di Pietro Ingrao e dalle riforme del diritto del lavoro. E fa incontrare gente illustre, come Ardengo Soffici. Così ne scrive Ichino:«Credo di avere avuto sei o sette anni quando vidi un pittore col suo cavalletto sul marciapiede, che la dipingeva. Corsi a casa dal nonno avvertendolo che c’era uno sul vialone che dipingeva la nostra cabina senza averci chiesto il permesso. Il nonno, incuriosito, tornò con me sul posto, dove salutò cordialmente Ardengo Soffici e gli disse della mia protesta; Soffici la prese molto sul serio, offrendo in riparazione il corpo del reato. So che si accordarono per un prezzo molto modesto.
A quel quadro, pervenuto a me a seguito delle divisioni ereditarie, sono molto affezionato perché ritrae un luogo dell’anima. Un luogo che esiste ancora, ma non è più come era allora».