La crisi della lettura: Dante e Leopardi ai giorni nostri

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Si parla spesso di crisi della letteratura, e in maniera più specifica della lettura del vecchio e caro libro cartaceo; si dice che di questo passo i vecchi libri stampati a breve spariranno per sempre, lasciando solo il ricordo di quelle sere in cui, non esistendo Internet, Netflix, Prime ecc., ci si metteva all’aperto nelle serate estive a leggere quel buon libro che avevi comprato per passarci l’estate. Era tutto un rito, fin dall’acquisto, quando dopo aver letto la recensione, si sfogliavano le pagine lasciando scivolare delicatamente le dita tra esse, un qualcosa senza senso apparente, ma in quel momento tutti noi sentivamo il libro, era come se lo stessimo leggendo con le dite, un modo per approcciare con lui; subito dopo si passava alla fase olfattiva, si iniziava a odorarne le pagine che velocemente si facevano scorrere dall’inizio alla fine, un odore di carta, di libro, forse di altri mondi, ed era proprio in quel momento che il corteggiamento terminava, il libro ti aveva scelto, aveva aperto il suo mondo, pronto per essere scoperto. Momenti magici, indimenticabili e solo in parte le nuove generazioni potranno capire, perché oramai è tutto veloce, anche l’italiano è stato spesso sostituito con parole inglesi, reputate più “smart”, più semplici e rapide per esprimere un concetto.

Siamo nell’era dell’immagine che sostituisce la parola lasciando spesso il tutto all’interpretazione, basti pensare ai social, concetti veloci e chiari; ad oggi nessuno si metterebbe a leggere un testo più lungo di dieci righe, volendo esagerare. Questa è l’era in cui un Dante, un Leopardi (giusto per fare un esempio), difficilmente avrebbero creato i loro capolavori. Immaginate il povero Giacomo ai nostri giorni? Infermo ed introverso, sarebbe stato forse chiuso in casa a guardare le serie Netflix e giocare alla “Play Station”, non avrebbe mai pensato a quello “studio matto e disperatissimo”, avrebbe avuto altri modi per distrarsi, invece di passare il tempo a scrivere e studiare nella biblioteca familiare, lasciandosi gustare ogni tanto dalla visione di Silvia dalla sua finestra; anche perché, se Leopardi fosse vissuto ai giorni nostri, Silvia, non l’avrebbe presa per nulla in considerazione, visto tutte le situazioni che offrono i social, chissà, sarebbe magari diventato un genio telematico o magari un blogger famoso.

E Dante? Forse l’avremmo visto spesso in TV mischiato tra tutti gli altri politici inquinati dal sistema; lo avremmo visto, magari, durante uno dei suoi tanti comizi, inneggiare alla croce e ad un paradiso dei buoni, alzando il rosario in alto come segno di fede. Naturalmente non si vuole sminuire ciò che questi grandi uomini hanno apportato all’umanità, ma è un semplice modo per far capire quanto il mondo che ci circonda abbia cambiato il modo di vedere le cose, di quante distrazioni futili siano entrate nella nostra vita, a discapito di quelle che in passato erano considerate discipline auliche. Un libro a differenza di un telefilm, sviluppa l’immaginazione, le parole fluiscono all’interno della nostra mente, facendo da base alla nostra immaginazione e creatività mentale, sono le parole che stimolano il nostro “io” a ricostruire ciò che stiamo leggendo, cosa che naturalmente non avviene con un semplice telefilm, che ci presenta già tutto pronto, come paesaggi, volti e situazioni. La crisi della lettura ha dato vita a nuovi tipi di arte e professioni, se così si possono chiamare; questo nuovo modo di vivere il presente, ha tirato prepotentemente uno schiaffo a ciò che l’arte e la letteratura sono state fino ad ora, facendoci perdere il gusto della lettura, facendoci catapultare in un mondo del tutto diverso, fatto di ambiguità, semplicismi e poche stimolazioni mentali. Naturalmente nessuno dice che dovremmo fare un passo indietro e tornare agli arbori, ma ogni tanto, ricordiamo cosa sia effettivamente leggere un libro e insegnamolo ai nostri figli, rubando loro un’ora al giorno di videogame e internet, magari chissà, saremo promotori di un nuovo cambio di rotta dove sarà il tablet ad essere sostituito da un buon vecchio libro.

Classe ‘86, vive a Squinzano, piccolo paese della provincia di Lecce. Fin da adolescente manifesta una forte passione per la scrittura, percepita come insostituibile mezzo di espressione personale e di comunicazione diretta al cuore delle persone. Appassionato di arte, storia ed archeologia, cresce nel quartiere di Sant’Elia, luogo ancora ricco di mistero, dove conduce ricerche e studi su un convento del 1500, effettuando numerose e importanti scoperte archeologiche che gettano nuova luce sul complesso monastico. Scrive su diversi blog e giornali come “Salento Vivo”, “Spazio Aperto Salento”, “L’ORticA”, “Il Trepuzzino”. È in procinto di pubblicare la sua prima raccolta di scritti con Aletti Editore.

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