Anche quest’anno, con l’equinozio di primavera (20 marzo), ci siamo lasciati alle spalle l’inverno.
In attesa di vedere risplendere quanto ci circonda, proviamo ad osservare il risveglio della natura, una rinascita totalizzante che può essere colta nella fusione dello splendore dei paesaggi con i sentimenti umani. La primavera è una stagione tanto attesa che, per dirla con le parole di Carducci «O primavera, vieni!», non nasconde il desiderio di tradurre l’immagine della primavera con il dantesco «ragionar sempre d’amore».
Per molti aspetti, durante questa stagione germogliano i sentimenti tanto che la primavera ha sempre ispirato artisti a produrre opere non solo letterarie ma anche pittoriche e musicali. In questa occasione il focus è proprio sull’amore, quel dolce sentimento che può diventare un refrain per tutti in quanto: «Anch’io penso uno stornello! [ove le] / rime son gli abbracciamenti, / sono i baci il ritornello.» (Pascoli).
In questi moti dell’animo ben si inserisce un Dramma giocoso per musica a Sette voci: La Primavera o sia l’Amor fra i boschi messo in musica da Camillo Angelini, allievo di Domenico Cimarosa, su libretto di Francesco Ballani, rappresentato al Teatro Valle di Roma nella primavera del 1801.
Nel periodo primaverile la storia si svolge in un ambiente bucolico, un’amena campagna nei pressi di Norcia e, in lontananza, si vede scendere da una collina un fiumicello placido e gorgheggiante.
I personaggi (le sette voci), che indico qui di seguito, lasciano presagire l’intreccio del racconto ove, pur in presenza di problemi, sono sempre «dolci le Catene che ci destina amor».
Clorinda è una giovane donna che vive in campagna con la passione dell’astronomia tanto che, vista come una creatura incantevole, è denominata fata e definita dal conte Ramiro «fanciulla amabilissima» e «Indovina il futuro, / discorre con la Luna, e con le Stelle/ E poi sà far tante altre cose belle».
La Contessa Ernestina: una giovane orfana dal carattere capriccioso che frequenta la campagna per conoscere la sua sorte.
Don Terribile Spampanati: un vecchio vedovo che accompagna la giovane contessa pretendendo di diventare suo sposo grazie al consenso del padre di Ernestina.
Pimpinella: un’astuta villana amica di Clorinda.
Conte Ramiro: pur tradito, si innamora della contessa.
Giambertoldo: villano molto facoltoso che pretende l’amore da parte di Clorinda.
Ceccotto: campagnolo al servizio di Giambertoldo, innamorato di Pimpinella e molto geloso.
Ad introdurci nell’atmosfera giocosa è il canto intonato da Ramiro: «Viva, viva Primavera/Di fioretti adorna il prato;/ E si vede ai rami intorno/L’augelletto innamorato/Canticchiando svolazzar».
Con le caratteristiche di questi personaggi non è difficile immaginare una sorta di ‘nodo avviluppato’ drammaturgico ove si intrecciano gli amori. Particolarmente interessante è l’idea della bella Clorinda che desidera sposarsi con un ‘giovinetto’ e «Spera mi dice amore/Un sposo giovinetto, /Sposarmi ad un Vecchietto, /Saria fatalità», aggiungendo che il vecchio è sospettoso, è sempre intorno ed è geloso e «Ti secca notte, e giorno», concludendo che sposarsi con un vecchio le procurerebbe molta collera.
Alla fine, per restare nell’ambito del dramma giocoso, se da un lato emerge ancora una volta il tema della bellezza della giovinezza come ricorda l’incipit della Canzona di Bacco, dall’altro, per effetto del lieto fine dell’intreccio sentimentale, tutti cantano: «Si festeggi un sì bel giorno, /in cui Amor spiegò bandiera, / E le Nozze in Primavera/ Presto andiamo a Celebrar» mentre «Primavera d’intorno/ brilla nell’aria, e per li campi esulta, /sì ch’a mirarla intenerisce il core» (Leopardi).
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