La proposta culturale dei “Teatri uniti” per esercitare un diritto e un dovere, incontro con Carlo Dilonardo

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Martina Franca (Ta) – Della Valle d’Itria, e di Martina Franca in particolare, era originario Paolo Grassi, fondatore con Strehler del “Piccolo Teatro” di Milano, attualmente un delle più rinomate accademie teatrali italiane. Paolo Grassi che diceva: “Il Teatro è un diritto e un dovere per tutti. La città ha bisogno del Teatro. Il Teatro ha bisogno dei cittadini”. Un aforisma che in realtà guidava l’operato del grande impresario teatrale, che fu anche direttore della Rai. Lui inventò, praticamente, la figura di operatore culturale, con l’attribuzione di finalità etico-sociali al teatro e con la considerazione che fosse un dovere quello di intervenire, a partire dall’ambito locale, per stimolare, accrescere, utilizzare le forze disponibili al servizio della vita culturale. Compito che in un certo senso cerca di svolgere anche Carlo Dilonardo, giovane regista e attore martinese, che dopo i trascorsi professionali romani è tornato nella sua terra per apportare il proprio contributo alla vita culturale locale. Lo abbiamo incontrato per fare un punto sulla attuale situazione nel settore.

Com’è la vita “teatrale” in Valle d’Itria e dintorni?
“A mio parere è assolutamente viva. Abbiamo un numero altissimo di compagnie attive, e a partire dallo scorso mese di giugno ne abbiamo creato un coordinamento, “Teatri uniti”. C’è stata una bella risposta da parte delle numerose associazioni che operano sul territorio. Tra rappresentanti legali, una decina, e risorse umane che lavorano insieme, abbiamo un patrimonio di circa sessanta persone che si muovono attorno a questo settore. Si tratta di un dato molto importante che assume, a mio parere, anche un certo peso politico e sociale. In questo senso ci ritroviamo di fronte a tutte quelle problematiche che una città come Martina Franca presenta. Partendo proprio dalla base, manca una sala prove, un posto dove le compagnie possano “costruire” il proprio lavoro che ha poi sbocco sul palcoscenico di un teatro”.

Teatro che, tra l’altro, rappresenta un’ulteriore problematica.
“In effetti, a Martina Franca ci sono due teatri molto belli, il “Verdi” e il “Nuovo”, anche se il primo dei due è attualmente in fase di restauro e quindi non utilizzabile. Tuttavia si tratta di strutture private, quindi hanno una scelta di soluzioni del tutto legittime che però, talvolta, possono risultare un po’ troppo complicate per le realtà locali. L’ideale sarebbe avere un teatro comunale, cosa che in parte accade a Locorotondo e Cisternino, dove gli Auditorium presenti hanno una gestione semi-pubblica di più semplice fruizione anche per le compagnie che stanno cominciando a muovere i primi passi nel settore. Io spero che il nostro coordinamento possa contribuire, in tal senso, a creare una giusta misura del fenomeno in modo che le istituzioni possano intraprendere dei percorsi tali da favorire lo sviluppo di questa importante realtà culturale in grande fermento, in un bacino d’utenza molto importante com’è quello di Martina Franca e dell’intera Valle d’Itria”.

Con il coordinamento non c’è il rischio di una “omologazione” delle diverse realtà teatrali?
“Assolutamente no, direi quasi che la diversificazione dell’offerta ne può risultare addirittura arricchita. Ogni associazione mantiene la propria autonomia e la propria indipendenza, mentre a livello di programmazione e promozione si crea collaborazione. Abbiamo creato una pagina social unitaria, per esempio, il cui scopo è proprio quello di fare rete e di presentare al pubblico locale, tra l’altro molto propenso ad andare a teatro, un’offerta variegata. Un a sorta di “palinsesto” teatrale dove il pubblico possa attingere e magari scoprire nuove realtà , diverse da quelle che già conosce”.

Ma parlando dell’aspetto più artistico della questione, ci sono al momento tendenze di genere particolari?
“Vincenzo Salemme scrisse tempo fa uno spettacolo molto divertente dal titolo “La gente vuole ridere”. Direi che questa è una chiave di lettura molto importante. Il teatro è nato su due filoni principali: la commedia e la tragedia. Il teatro cosiddetto “colto”, o classico, è molto importante, ma va “somministrato”, a mio parere, da chi ne ha davvero le competenze e le capacità professionali. Io sarei del parere che il teatro debba essere una materia di insegnamento scolastico , con la giusta scelta degli argomenti da trattare e delle opere da presentare. Perché questo accada, la programmazione di una stagione teatrale andrebbe affidata a persone competenti e professionali, dotate delle giuste chiavi di lettura, con il compito di far capire a chi porta a teatro che cosa in realtà sta andando a vedere”.

Qualità da preferire alla cosiddetta proposta “commerciale”?
“Non necessariamente le due cose vanno in contrasto. Se un prodotto teatrale attira spettatori, ha la sua dignità di andare in scena, così come il prodotto di qualità deve essere messo nelle condizioni di essere fruito da un numero sempre più vasto di spettatori. In sostanza, il teatro genera teatro, e quindi favorendone la fruizione su larga scala si può contribuire ad arricchire e aumentare tanto la richiesta quanto l’offerta”.

Quindi, buon teatro a tutti!
“Certamente, anche perché il teatro rappresenta una vera e propria scuola di vita”.