Lecce – Il 15 Maggio scorso Roberto Vecchioni ha illuminato il Politeama Greco di Lecce. Lecce è la sola tappa pugliese del tour “Io non appartengo più”, titolo dell’ultimo lavoro musicale del Professore. Tra emozioni e divertenti aneddoti, il cantautore ha interloquito con il suo caloroso pubblico. Si è soffermato sulla bellezza della poesia e sulle attuali strategie di comunicazione che rendono l’uomo sempre più virtuale.
“Io non appartengo più!”. Il Professore dice di non appartenere ai modernismi, alle superficialità ed alla falsa democrazia di un pensiero oramai orizzontale. Si definisce un sognatore ed uno dei pochi che si emoziona ancora per le piccole cose che gli regala vita. È un uomo che sa bene cosa vuol dire soffrire e si commuove mentre canta “Ho conosciuto il dolore”, brano prettamente autobiografico che racconta della sua battaglia contro il tumore, della sua forza e del suo coraggio che lo hanno aiutato a prendere a pugni il dolore a colpi di canzoni e parole.
Il repertorio di canzoni che ha scelto però richiamava anche le canzoni meno recenti come “ Sogna ragazzo sogna” del 1999 e “L’ultimo spettacolo” del 1977. Tra una nota e l’altra il Professore ha discusso di temi che gli stavano molto a cuore come la lotta all’omofobia.
Per Vecchioni “Dove c’è l’amore, c’è famiglia” e così ha dedicato “Due madri” alle sue nipotine Nina e Cloe, frutto dell’amore di due donne. Verso la fine della sua performance, ha fatto calare il sipario facendo finta di andare via e facendo rimanere delusi gli spettatori che reclamavano a gran voce: “Roberto, Roberto!”. I fan, in realtà, sanno benissimo che il Professore canta sempre due famosissime canzoni prima di salutare il suo pubblico. Con un colpo di scena, il sipario si riapre e comincia “Luci a San Siro”, San Siro è il posto dove le coppiette di Milano si appartavano per stare in intimità quindi non vi è riferimento allo stadio come credono i più. Il Politeama si riempie di applausi dopo che tutte le voci si uniscono a quella del Professore. Il brano che segue però non è da meno: “Samarcanda”, del 1977 tratta da una leggenda araba e da un libro che Vecchioni ha letto, “Appuntamento a Samarra” di John O’Hara. Battiti di mani, gioia e spensieratezza, Samarcanda è una battaglia contro la morte, “la donna vestita di nero” che viene battuta dalla corsa rapidissima di un destriero, spronato ad andare veloce come il vento a suon di “Oh oh cavallo, oh oh!”. Il sipario allora cala definitivamente, lasciando emozioni indelebili e sorrisi nel cuore e sui volti di chi ha assistito a questo splendido concerto.
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