Leggere… un modo per informarsi, per conoscere, per educare, approfondire, viaggiare con la fantasia, per “uscire dall’ignoranza e acquisire nuovi saperi” come dice M. “per giungere alla luce, dopo aver attraversato il buio” aggiunge M.T. “Libere di leggere” è il nome del progetto, nato nel 2000 per iniziativa della Commissione delle Pari Opportunità della Provincia di Lecce e portato avanti dall’allora Comitato delle Pari Opportunità dell’Università del Salento, con la volontà di gestire la biblioteca nella sezione femminile del carcere di Lecce Borgo San Nicola.
Ancora oggi è il desiderio di incontrarsi fra donne, in un reciproco scambio di conoscenze, non dettato da mera empatia ma dalla voglia di costruire un percorso comune, dove il “dentro” ed il “fuori” fisico, si mettono a confronto con intime parole e sogni. Come la poesia di M. dal titolo: “Fiori di un giardino in frantumi”, o le canzoni di Dalla, che F. quella “tosta e saggia” del gruppo, vorrebbe imparare. Perché, come dice F. “uscire dalla propria stanzetta e sapere di ritrovare delle amiche” come “quella di due celle dopo di me”, rende felici. In fondo, ci si accontenta anche solo di guardare il soffitto più alto della biblioteca o ci s’innamora dell’idea di poter partecipare ad un concorso intitolato: “Immaginare giardini in un mondo in frantumi”.
Così, il disegnare anche una chiave, esattamente quella che fa tanto “rumore”, è come voler restituire quella sensazione, quel fastidio, che dopo tanti anni in carcere diventa un’ossessione, ma è esattamente quella che si vuole disegnare. Perché, attraverso un’immagine, si può raccontare l’esperienza del carcere, ed essere un esempio per le altre, e aiutarle a non sbagliare, a non seguire come loro un “cattivo insegnamento” o “un amore malato”.
Gli incontri previsti dal progetto sono di mercoledì, con cadenza quindicinale e sono gestiti da un “gruppo informale” di volontarie. L’ultimo si è concluso con vari spunti di riflessione sul piano di reinserimento, carente e addirittura assente in molti territori, come ci racconta M.; con la citazione di un passo della Bibbia (Isaia 55, 8-9) “I miei pensieri non sono i vostri pensieri” di F.; col racconto della porta del bagno arrugginita di E.; con i sorrisi di L. e ancora, con il desiderio di M.T. di soddisfare la propria vanità, con una boccettina di smalto per unghie (da qualche tempo, a causa di una baruffa tra “maschi”, per motivi di sicurezza, è stato vietato insieme ad altri prodotti), M.T. è così brava che con i brillantini e le perline presi dal pigiama di E. riesce a creare dei veri e propri capolavori. “Vanità” dietro la quale si nasconde un volersi ancora prendere cura di sé, per dimenticare, anche solo “giusto il tempo di laccarsi le unghie”, di stare “qui dentro”.