Lecce – “Il futuro dell’arte nelle strade” è l’incontro che si è tenuto venerdì 26 Ottobre presso le Officine culturali Ergot a Lecce.
Tappa dell’evento “Conversazioni sul futuro” questo appuntamento ha visto protagonisti gli artisti Ivan e Domenico ”Frode” Melillo, entrambi graffitisti, il primo anche poeta, il secondo anche avvocato. A moderare il giornalista e scrittore Ennio Ciotta.
Entrambi, molto noti nel mondo della street art, con un lungo elenco di lavori realizzati, alcune volte contestati dalla legge in bilico tra legale ed illegale passando talvolta per le aule dei tribunali a difendere il diritto dell’arte come espressione libera, come forma di poesia e di bellezza. E di miglioramento dei luoghi.
Ivan ha affermato a sua difesa “Io non deturpo lo spazio pubblico, le mie vernici sono ad acqua e le opere si cancellano col tempo”.
Ascoltiamo Frode, nome d’arte che è tutto un programma per un artista/avvocato che si trova a difendere i writers, sul suo stesso campo minato d’azione. “Cosa è lecito e cosa no, perché esiste una legge che metto sullo stesso piano sicurezza ed imbrattamento”. Queste ed altre le domande a cui ha risposto, primo in Italia a fare assolvere writers rei d’aver dipinto muri della città, facendo riconoscere ai Giudici il valore delle loro opere.
A seguire Ivan, il poeta, ci ha parlato della forza e del significato delle parole, come Amore dal latino A-mors, senza morte. D’altronde sono celebri molte delle sue “scaglie”, brevi componimenti poetici, tra cui forse il più noto è quello da lui scritto sul muro della darsena di Milano “Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”.
Si è soffermato sull’importanza della committenza per poter esprimere le proprie idee e diffonderle ad un largo pubblico, cosa che lui fa da tempo con le campagne per loghi celebri quali Campari, Coca Cola, Smemoranda. Ha 5 collaboratori che lavorano con lui e due associazioni, insomma un notevole esempio di come l’arte può trasformarsi in piccola impresa creativa che consente ad altri di produrre e vivere del proprio lavoro. Un nostrano Andy Wharol, poco pop ma decisamente molto organizzato e lungimirante, che ha fatto della poesia la sua cifra del comunicare. A partire dalle periferie dove ogni suo intervento ascolta gli abitanti, le loro esigenze, la loro voglia di farsi coinvolgere nel “guardare” i suoi lavori, che inevitabilmente abiterebbero nei luoghi da loro vissuti. Una perfetta fusione dunque tra libertà d’azione e rispetto dei luoghi, tra ego dell’artista e conciliazione con le regole del mercato che non lo manipolano ma che gli consentono di agire indisturbato.
Ivan ha lasciato traccia del suo agire creativo a S.Cataldo dove in estate viene organizzato il Festival ”Oltremare”, di cui si è soffermato a parlarci l’artista Davide, con tantissimi artisti provenienti da varie parti d’Europa. Un’occasione per riportarci a guardare quell’edificio fatiscente adiacente l’Ostello che da due anni si è trasformato in opera d’arte temporanea, che oltre al mare è oltre ogni possibile volontà di segregare l’arte in luoghi ad essa deputati.