“Sessanta anni di studi umanistici nell’Università del Salento”: Mario Capasso racconta, in un volume, l’impegno scientifico dell’Ateneo nell’area degli studi umanistici

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Lecce – “Sessanta anni di Studi umanistici nell’Università del Salento” è il volume, appena uscito per Milella edizioni a cura del professor Mario Capasso, che vuole celebrare appunto l’impegno scientifico lungo sei decenni nel settore degli studi umanistici dell’Ateneo salentino, «fondamentale per lo sviluppo nazionale e internazionale della nostra Università – sottolinea il curatore – e che ha contribuito al progresso sociale ed economico del Salento».

Il volume ripercorre “una straordinaria vicenda umana e culturale” con approfondimenti sulle ricerche portate avanti nei settori dell’archeologia, degli studi classici e orientali, di paleografia latina e filologia medievale e umanistica, di filosofia e di italianistica, linguistica, pedagogia, storia, storia dell’arte e storia della musica, senza trascurare le attività di biblioteche, centri di ricerca, musei e laboratori. Più di sessanta i contributi raccolti, scritti da ricercatori, docenti, personale tecnico.

«L’idea di allestire un volume dedicato alle ricerche condotte in campo umanistico dai docenti dell’Università di Lecce (poi del Salento) dalla sua nascita a oggi mi è venuta in occasione della Conferenza di Ateneo, che nel 2016 celebrò i sessanta anni di vita della nostra istituzione», scrive nell’introduzione il professor Capasso, «In quell’occasione presero la parola docenti e amministratori che avevano partecipato alla fondazione dell’Ateneo leccese e, con ammirevole abnegazione, avevano contribuito al suo sviluppo. Quello umanistico fu uno dei settori di ricerca e di didattica sui quali si appoggiò il giovane Ateneo. In quella occasione mi parve opportuno che non venisse dispersa la nozione di tanta preziosa attività condotta in quel settore in sessanta anni di vita, da docenti, ma anche da giovani ricercatori. Questo volume, rivolto al passato ma anche proiettato sul futuro, vuole essere una sorta di bilancio e un manifesto programmatico del futuro. Al tempo stesso esso è un omaggio a chi credette e, pur in tempi difficili, crede al futuro della ricerca umanistica e al futuro della nostra Università».