Un singolare evento promosso dalle Associazioni Comunjcare, Mille e 20 e Nord Salento Teatro ha avuto luogo all’interno dei locali della Biblioteca di Comunità a Trepuzzi in celebrazione del poeta Fausto Celeghin. Si tratta di un artista della scrittura che vive dal 1966, sua data di nascita, e opera a Torino. E’ conosciuto da coloro che apprezzano il genere letterario imperniato essenzialmente sulla natura e su temi intimistici.
Ad aprire l’appassionante conversazione è la presidente della Compagnia NordSalento Teatro, Anna Blasi, già assessore alla Cultura del Comune della cittadina trepuzzina. Gli scritti poetati raccolti nel volumetto dal titolo “Le flaneur”, edito da Puntoacapo c/o Universalbook srl Rende (CS) con la prefazione di Alessandro Fo, “raffigurano”, secondo le parole del prefatore , “un rapido arcobaleno disteso sulla vita unitamente al colore della dedizione alla pratica letteraria”. La silloge è stata presentata al Festival “Le Printemps Italien di Bordeaux”. Celeghin è altresì autore di racconti pubblicati sul web e inoltre ha al suo attivo la partecipazione al Salone Internazionale del Libro. L’alacrità di questo autore che ha preso moglie a Trepuzzi, località non a caso scelta dalla suocera per “cantare” le sue opere letterarie nella presente occasione. La sig.ra Anna Maria Cesaria introduce un breve excursus sulla vita del genero, assente per motivi di salute. Grata, ne riconosce tra l’altro il valore aggiunto consistente nell’apprezzamento delle virtù prettamente femminili, peculiarità riguardo cui la relatrice mostra grande ammirazione.
All’appuntamento culturale prende parte Antonio Leucci, docente di Letteratura italiana e Storia, che sottolinea l’aspetto umano dello scrittore del quale cita alcuni brani del volume mettendo in chiara evidenza una realtà “flaneur vuole staccare l’uomo dalla folla”, quello che il poeta vede “non gli piace e ributta nella natura”. Permane tuttavia la dicotomia, natura madre e matrigna, di leopardiana memoria. Interessanti contributi filosofici come l’hobbesiano “Homo homini lupus” e il famoso passo evangelico che recita” il seme che non muore non dà frutti” danno la giusta misura della valenza poetica del flaneur”, rivisitata dal conferenziere intervenuto. Il tutto condito con stacchi musicali a cura del maestro Gianluca Milanese, rinomato musicista di flauto traverso che si esprime nella sua arte a ridosso dello spazio dedicato al reading poetico curato dalla Compagnia teatrale succitata. La manifestazione culturale si chiude con la riflessione di Leucci secondo il quale “ i poeti parlano della seconda vita, una vita universale che va oltre se stessi”.