Lecce – I ricercatori dell’Università del Salento sono sul piede di guerra. Motivo? La mancata abilitazione per la maggior parte di loro, dopo la diffusione dei risultati parziali relativi al concorso nazionale per l’abilitazione scientifica al ruolo di professori associati e professori ordinari.
Lezioni messe a serio rischio, dunque, per tutti gli studenti dell’Università salentina a partire dal mese di Marzo, in coincidenza con l’inizio del secondo semestre. I ricercatori, infatti, minacciano l’interruzione dell’attività didattica, esami e tesi di laurea compresi.
Dai risultati parziali pubblicati, si evince che su un totale di 173 ricercatori dell’Unisalento, che hanno presentato domanda alla seconda fascia di professore associato, solo il 49% è riuscito ad ottenere l’abilitazione, mentre il 27% è risultato non idoneo, infine il 23% attende di essere valutato.
Ad essere sottoposto a dura critica è il sistema di reclutamento avviato dall’ex ministro Gelmini, che ha creato non pochi problemi al sistema universitario nazionale.
Sulla vicenda è intervenuto Carlo Monticelli, consigliere Cda Unisalento di link Udu affermando:” Il nostro ateneo ha una buona maggioranza di ricercatori che si occupano di didattica, interi corsi di laurea sono sostenuti grazie al loro lavoro, questo è un dato empirico.” E conclude:” Sapevamo che la mobilitazione sarebbe arrivata e temevamo che la partita sull’Università del Salento avrebbe poi avuto delle ripercussioni sulla normale attività dei corsi”.
I ricercatori contribuiscono con il loro sapere allo sviluppo della conoscenza, del progresso e della crescita culturale della collettività, ma sappiamo anche che le politiche degli ultimi anni hanno fortemente penalizzato il ruolo della ricerca scientifica, e di conseguenza, il lavoro dei ricercatori è divenuto un “lusso” che il Paese non può permettersi.
L’importante e fondamentale lavoro svolto dai ricercatori è, purtroppo, tra i più precari e meno remunerati tra quelli a cui si può accedere con una formazione universitaria di alto livello, ma sembra che agli attuali politici questo non importi.
Noi speriamo, invece, che si faccia chiarezza e si trovino soluzioni al riguardo, affinchè si capisca che il sapere e la conoscenza sono principi cardine per lo sviluppo di un popolo.
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