Salice S.no (Le) – È trascorso solo un anno dalla sua prima pubblicazione, ma quando la musa si chiama “vita” ogni attimo diventa un’occasione da raccontare, custodire e condividere.
Giuseppe Pellegrino, una penna che assomiglia ad un bisturi ed un libro come dolce “tavolo settorio”. L’anestesia? Poesia e prosa, per raccontare le stanze segrete di ognuno di noi, tanto sconosciute quanto ricolme di infinito.
“Interni d’uomo” è questo il titolo del suo nuovo libro edito da Besa, un’evoluzione del precedente “Mostruosità letterarie”, un inno alla vita, alla rinascita, alla cura di anima e corpo per imparare ad amare sé stessi e donarsi agli altri.
La storia di Giuseppe inizia con una laurea in medicina e chirurgia e la specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale. Un corso di perfezionamento, un master di secondo livello, un’affermata carriera presso l’ASL locale e lo studio privato nel suo paese natale Trepuzzi. Le soddisfazioni non mancano, ma in Giuseppe, 47 anni, nasce un’amara consapevolezza: troppo spesso si trova davanti ad un bivio tra l’essere uomo e l’essere medico, troppo spesso si ritrova ad occuparsi di cartelle cliniche senza volto, senza storia. Da lì l’idea di riappropriarsi del prezioso contatto con l’umano, con le sue debolezze e le sue forze, con la voglia di mettersi in gioco, di essere paziente e medico prima di tutto di sé stesso. Giuseppe “si ammala da filosofo” e si cura da medico umanista, accetta il rischio di scendere a fondo e apprezza la leggerezza del ritorno in superficie. Si laurea in filosofia e quell’amore per la conoscenza diventa salvifico, si trasforma in arte: da qui la lotta contro il mostro depressivo che qualche anno fa sembrava non lasciargli tregua, per poi approdare alla riscoperta della mostruosa bellezza della vita. Perché il buio di un solo uomo diventi poi lo spiraglio di salvezza di tanti altri, anche il ricavato di questa seconda pubblicazione sarà destinato alla beneficenza.
Per vivere a pieno, la prescrizione medico-umanista di “Interni d’uomo” è molto semplice ed è per tutti, senza controindicazioni, senza scadenze: aprirsi all’altro, perdonarsi per imparare a perdonare, perdersi con paura per ritrovarsi con coraggio, riscoprire la religione vera come culto dell’umano senza distinzione di simboli, di appartenenza. Insomma concedersi un assaggio di infinito che ognuno di noi può ritrovare in sé stesso, nella persona amata, nella catarsi artistica, nella libertà dal dogma e dalla convenzione sociale, poiché per assaporare la vera libertà qualche gabbia bisognerà pur smantellarla.
Paisemiu ha incontrato l’autore per saperne di più.
Che cosa è cambiato in te rispetto a quanto ci hai raccontato in “Mostruosità letterarie”?
“Mostruosità” letterarie risentiva di un’atmosfera più intima, non è un caso che il sottotitolo fosse “diario di auto-terapia” perché “mostruosità” è nato dalla scrittura e l’esplosione talvolta rabbiosa dei pensieri che si trasformavano in parole. Un intimismo letterario, una sorta di catarsi, un ansiolitico, un anti-depressivo, una terapia vera e propria. Si trattava di sommovimenti interiori, nel bene e nel male, trasformati in scrittura. In “interni d’uomo”, invece, dopo aver indagato me stesso, volevo indagare l’uomo. Come? Scegliendo la modalità a me più consona,ossia tramite l’osservatorio privilegiato della mia professione. Storie di uomini, di esseri umani, in 15 anni di lavoro ne ho raccolte tante. Quindi io amo definire questo mio libro un lavoro di antropologia filosofica in versi, una sperimentazione con la quale tento di coniugare la psicologia umana, con la sociologia,con la medicina, con la filosofia. Perché sono convinto della necessità di un ritorno all’umano. Anche un medico, che sia ortopedico,cardiologo o oculista, dovrebbe prima riappropriarsi della dimensione umana che ha perso. “Interni d’uom”o è diviso in otto sezioni, ognuna con tematiche diverse. Il titolo lascia già intuire quanto il vero protagonista sia l’Uomo, sviscerato, visto dall’esterno ma anche dall’interno, con diverse finestre che sono apertura ma anche chiusura, ingressi dall’esterno verso l’interno ma anche in direzione opposta, per poter cogliere l’essenza dell’uomo come singolo ente e in relazione con gli altri,con la natura,con la società.
Quando Giuseppe lettore rilegge Giuseppe scrittore, che cosa pensa?
Penso che l’autore sia il peggior critico di sé stesso, perché in lui si ritrova contemporaneamente il regista e l’attore principale. Essere spettatore, giudice esterno, è sempre più difficile. A volte mi sorprendo io stesso nel pensare di aver scritto determinate cose, quasi non ci credo, a volte! Altre volte invece rido e mi dico “ma che sciocchezza che ho scritto!”.
La nudità alla quale ti esponi ti fa ancora paura? O è cambiato qualcosa in questa tua seconda esperienza da scrittore?
La nudità mi da forza. Ci sono tante persone che vivono la loro timidezza, la loro paura di esporsi ed essere visti dagli altri, hanno paura di esprimere la propria nudità. Al contrario, io ho scoperto che la nudità, laddove sia sincera ed onesta, può trasformarsi in forza. Attenzione però: ci sono nudità e nudità. C’è quella da narcisismo, di colui che vuole esporsi solo per attirare l’attenzione alla ricerca di gratificazioni e ritorni personali, e c’è invece la nudità che è decentramento, osservare sé stessi dall’esterno, mettendo a nudo essenza, pregi e difetto in vista di un superamento e miglioramento del proprio essere.
Da dove nasce allora la tua poesia?
Dipende. A volte nasce anche da un Tg che trasmette le immagini degli sbarchi a Lampedusa, da quei primi piani di uomini con occhi sgranati ed impauriti. Nasce da qualsiasi dolore che mi fa rabbia. Per me non c’è differenza tra poesia “alta” e poesia “popolare”: la mia rimarrà sempre un’esperienza slegata dal marchio del commercio. I temi concreti si ispirano certamente all’attualità, del resto per me poesia e prosa dovrebbero essere innanzitutto strumenti di riflessione.
Poi, da buon “pellegrino”, Giuseppe sorride ripensando al suo percorso, e dopo averci regalato qualche emozione, souvenir di questo viaggio di uomo tra gli uomini, ci lascia così: dolcemente impensieriti.
Non resta che aspettare Venerdì 21 Novembre, quando Giuseppe terrà a Salice Salentino la sua presentazione di “Interni d’uomo” presso il wine bar Five Roses, in seguito al quale si potrà partecipare ad una degustazione di taglieri di prodotti tipici e buon vino. Giuseppe dialogherà con noi di Paisemiu, avvalendosi della collaborazione di “musica e teatro”, alla riscoperta dei profumi, dei sapori e delle note della vita.
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